Romani getta benzina sulla polemica Telecom-NGN

Il Ministro per lo per lo Sviluppo economico si difende dalle accuse di statalismo lanciate da Telecom. Il progetto NGN vede protagonista Infraco, che agirà secondo il principio di sussidiarietà e interverrà con un'infrastruttura passiva.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia ostacola il progetto NGN nazionale perché ha paura di perdere la sua posizione di vantaggio rispetto agli avversari. Questa la valutazione del Ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani che ha deciso di rispedire al mittente le recenti accuse di statalismo lanciate da Franco Bernabè (Telecom non vuole lo Stato tra i piedi della NGN).

Paolo Romani

"Non si tratta assolutamente di una nazionalizzazione anche perché il 10 di novembre del 2010 abbiamo firmato con Telecom Italia un memorandum of understanding dove c'è scritto che la società pubblico-privata, la Infraco, agisce secondo il principio di sussidiarietà e interviene con un'infrastruttura passiva. Lo Stato non si mette dunque a fare nessuna concorrenza alle aziende italiane di telecomunicazione ma contribuisce a favorire il mercato", ha confermato Romani in un'intervista al Corriere della Sera.

"Mi sembra che il timore di Telecom sia quello di perdere una posizione predominante, tipica di un ex incumbent". Difficile insomma giustificare in altro modo l'uscita dell'AD Telecom, anche perché tutti gli esperti (non di parte) del settore e Romani stesso concordano sul fatto non possa esistere più di una infrastruttura di rete in Italia. Paventare la possibilità di una via autarchica per Telecom sembra essere più una sfida che una reale possibilità.

"D'altra parte da un lato capisco che per un grande gruppo come Telecom che è stato il monopolista e da diversi anni è ormai privatizzato ci sia poca voglia nel sentirsi coordinati da un organismo pubblico", ha aggiunto Romani.

"Quando sono arrivato si parlava di scorporo della rete da Telecom come unica soluzione possibile ma abbiamo capito che per una società quotata, con problemi di indebitamento che non sono imputabili all`attuale management, non si potesse fare. Ma già l'ingegner Francesco Caio, nello studio commissionato dal governo, parlava di rischio osteoporosi per le rete italiana. Bisognava fare qualcosa. E l'unico modo era di dare al paese l'infrastruttura attraverso strumenti come la Cassa Depositi e Prestiti e dei conferimenti diretti. Favorendo così dei lavori di scavo di cui tutti possono usufruire".