Router con ad-block per liberarsi della pubblicità online

L'operatore Free ha aggiornato i router dei suoi clienti inserendo un ad-block che rischia di mettere in difficoltà tutte le testate online gratuite. Le proteste degli editori si sono già fatte sentire, anche perché il noto provider è il secondo di Francia per numero di abbonati.

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a cura di Dario D'Elia

L'operatore TLC francese Free (il secondo del paese) ha dato una scossa all'intero settore: l'ultimo aggiornamento firmware dei suoi router DSL Freebox contiene un sistema di ad blocking, ovvero di blocco pubblicitario. In pratica tutti i suoi clienti, di default, d'ora in poi non saranno più "ammorbati" dalle campagne pubblicitarie online che sono la linfa vitate di qualsiasi sito web gratuito. Per di più, sempre secondo Free, il blocco funziona non solo con gli accessi via PC ma con qualsiasi tipo di dispositivo magari collegato in Wi-Fi.

Secondo la testata Clubic il sistema fortunatamente non è così sofisticato e potente da bloccare davvero ogni campagna, e poi per motivi ancora oscuri pare essere caratterizzante anche la domiciliazione dell'utente. Ad esempio a Parigi i blocchi sembrano aver funzionato meglio che a Lione.

Freebox

Resta il fatto che i lettori di Le Monde hanno avuto una piacevole sorpresa, con la scomparsa immediata delle pubblicità presenti in homepage. Non è ancora chiaro il motivo di tale mossa.

"Free è totalmente irresponsabile e minaccia di assestare un duro colpo all'intero settore dell'economia digitale!", ha tuonato uno dei siti hi-tech afflitti dalla novità, Numérama. Scomparse infatti le campagne Google Adsense, NetAvenir e AdTech.

Le Monde con sopresa

"Siamo convinti che la scelta di Free (di attivare il blocco degli annunci) sia pericolosa e irresponsabile; l'attivazione della modalità predefinita del blocco senza informare l'utente e senza nemmeno offrire una funzione di whitelist per scegliere i siti su cui mantenere la pubblicità gratuita, corre il rischio di mettere in pericolo migliaia di editori di contenuti sul web", ha scritto Ferret Yoann di Free News. "La maggior parte dei siti gratuiti come Freenews fa affidamento sulla pubblicità per finanziarsi. Senza pubblicità non esisterebbero più, non esisteremmo più".

Concordiamo. La pubblicità online, per quanto a volte possa essere invasiva, è l'unico strumento di sostentamento per l'informazione digitale. Il modello di business basato sugli abbonamenti fino ad ora si è dimostrato fallimentare, nella maggior parte dei casi. Forse domani cambierà qualcosa e i cosiddetti "contenuti premium" giustificheranno eventuali esborsi, ma oggi la realtà è che il lettore medio digitale non è disposto a pagare per l'informazione.

Andrew Sullivan blog

Proprio in questi giorni però fa discutere la scelta del noto blogger statunitense Andrew Sullivan di abbandonare (con il suo team) la testata The Daily Beast per inaugurare una versione a pagamento del suo The Dish. 19,99 dollari all'anno consentiranno di leggere tutti gli articoli pubblicati, mentre gratuitamente sarà possibile consultare solo i post più corti. Alcuni considerano l'abbandono della pubblicità e la scelta di puntare sui contenuti a pagamento un salto nel vuoto. Ma Sullivan è una blog star del giornalismo statunitense, nel bene e nel male. E infatti dall'annuncio, in meno di 24 ore ha racimolato più di 300mila dollari. I suoi primi 12mila abbonati hanno pagato più di quanto richiesto. Miracoli della Rete.