Russia: più tasse per Google e Apple, calcetto a Windows

Via Windows dai computer governativi e sostanziale aumento delle tasse per Apple e Google: è questo il piano protezionistico che sta meditando il governo russo, come esposto in una recente video intervista dal nuovo esperto tecnologico di Putin.

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a cura di Alessandro Crea

Il governo russo sta valutando di eliminare Windows dai propri computer governativi e di aumentare le tasse ad Apple e Google. A spiegare queste nuove misure protezioniste, non ancora approvate, è stato German Klimenko, il nuovo esperto tecnologico di Putin, durante una lunga intervista televisiva rilasciata in questi giorni.

Secondo Klimenko le misure si stanno rendendo necessarie per favorire lo sviluppo dell'industria tecnologica nazionale e perché le suddette aziende non pagherebbero abbastanza tasse, portando quindi al di fuori del Paese la maggior parte degli introiti prodotti.

"Quando si acquista un'app sul Google Play o sull'App Store in tutta Europa, l'IVA viene applicata nel luogo del pagamento, ma non qui nella nostra repubblica delle banane", ha spiegato a tal proposito Klimenko che ha poi aggiunto una metafora piuttosto colorita per rafforzare il concetto: "Noi stiamo nutrendo la mucca e loro la stanno mungendo".

german klimenko
German Klimenko

A questo poi si aggiungono sospetti di tipo politico, non molto graditi dalla Russia, il cui capo di stato Putin in passato ha definito Internet "un progetto della CIA". Secondo Klimenko infatti un'azienda come Google, capace di tracciare "qualsiasi cosa", risponde negli Stati Uniti ad oltre 32000 richieste annuali da parte delle varie agenzie governative ma, a sua detta, nemmeno una volta a quelle del governo russo. "Dobbiamo considerare questo aspetto come una sorta di minaccia alla nostra sicurezza nazionale" ha quindi chiosato.

Negli ultimi tempi comunque la Russia ha già preso numerose misure atte ad ostacolare l'uso diffuso di prodotti tecnologici stranieri sul proprio territorio e ad aumentare il controllo su Internet, né è la sola nazione ad adottare politiche protezioniste di questo tipo.

Negli anni scorsi infatti anche la Cina ha fatto dichiarazioni simili e preso misure anche più rigide nel tentativo di sostenere lo sviluppo locale, missione riuscita almeno in parte, visto che ormai produttori come Huawei, Xiaomi, ZTE, Lenovo o MediaTek sono realtà affermate, capaci di mirare anche ai mercati esteri.