Sabotaggi pro Wikileaks: cyber attivisti in carcere

Una quarantina di cyber attivisti sono finiti in carcere in Francia e Gran Bretagna, per aver sabotato le aziende che avevano boicottato Wikileaks. Fra loro molti minorenni, che avevano partecipato agli attacchi DDoS contro i siti di Amazon, PayPal e Mastercard.

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a cura di Pino Bruno

In questi giorni alcuni cyber attivisti stanno finendo in carcere in paesi come Francia e Gran Bretagna. L'accusa è di aver partecipato alle azioni di sabotaggio telematico delle aziende che a loro volta avevano boicottatoWikileaks, facendo mancare il denaro dei sostenitori e chiudendo i server del sito di controinformazione. Ironico che gli stessi cyber attivisti sono gli stessi che cercano di difendere i tunisini e gli egiziani che chiedono democrazia e libertà di espressione, aiutandoli ad aggirare la repressione e a continuare a fare network digitale.

In tutto l'FBI ha chiesto l'arresto di una quarantina di cyber attivisti della rete Anonymous in vari paesi, le cui polizie stanno collaborando. Non si tratta di criminali, ma di hacker etici, cioè pirati telematici a fin di bene. Molti di loro sono minorenni, autori degli attacchi DDoS nei confronti di Amazon, PayPal, Mastercard.

Cyber attivista di Anonymous a Londra

Per aumentare il numero dei computer da cui far partire il bombardamento di dati, per rendere inaccessibile un sito, il gruppo di attivisti utilizzava uno strumento online chiamato LOIC (Low Orbit Ion Cannon), che nelle ore più calde della vicenda Wikileaks si trovava facilmente in rete. Le stime parlano di milioni di download.

Con LOIC anche un utente poco esperto poteva partecipare all'offensiva. Il sito che ne offriva il download aveva assicurato che le probabilità di essere rintracciati erano praticamente nulle, ma in realtà, come si legge in questo report, l'indirizzo IP di chi ha utilizzato LOIC è stato individuato dall'FBI.

A dicembre erano finiti in carcere, con le stesse accuse, due ragazzi olandesi di 16 e 19 anni.

Insomma, tutti in galera per aver solidarizzato con Wikileaks, l'organizzazione che - con le sue rivelazioni su Ben Ali e accoliti e sulla complicità di numerosi governi occidentali - ha contribuito alla caduta del regime tunisino.

Twitter e gli altri social network oscurati in Egitto

Così, da una parte il Dipartimento di Stato americano e le cancellerie europee chiedono a Tunisi e al Cairo di non esagerare con la repressione, dall'altra mettono in galera chi aiuta concretamente i giovani tunisini ed egiziani.

Regimi e democrazie mature sembrano aver paura, perché dietro Iinternet ci sono persone in carne e ossa e il mondo virtuale diventa reale. Ce lo stanno insegnando i ragazzi di Tunisi e del Cairo... e i cyber attivisti di Anonymous.

ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione