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a cura di Dario D'Elia

La battaglia sulle SimBox, i chioschetti digitali di Iliad, è iniziata. Com'era prevedibile, il dossier è giunto sul tavolo del Ministero dell'Interno Matteo Salvini, su segnalazione di TIM - anche se a Tom's Hardware risulta che anche Vodafone la pensi allo stesso modo. Ieri Il Sole 24 Ore ha confermato che un utente sarebbe riuscito ad aggirare i controlli di una SimBox fornendo un documento e una carta di credito intestati a persone diverse. Pare che a distanza di 10 ore dall'attivazione della SIM, Iliad sia poi intervenuta disattivando l'utenza.

Insomma, la modalità scelta dall'operatore francese per automatizzare le procedure di attivazione delle SIM potrebbe essere stata adottata in virtù di una scorretta interpretazione del Codice delle Comunicazioni Elettroniche. Almeno questa è la posizione del principale operatore nazionale.

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Per i consumatori è una questione di lana caprina, ma per gli attori del settore - considerate le procedure messe in atto negli anni - un po' meno. La querelle si deve alla legge Pisanu del 2005 che si occupa di antiterrorismo.

L'articolo 55 delle Comunicazioni Elettroniche, che ne recepisce le indicazioni, esplicita che "ogni impresa è tenuta a rendere disponibili, anche per via telematica, al centro di elaborazione dati del Ministero dell'interno gli elenchi di tutti i propri abbonati e di tutti gli acquirenti del traffico prepagato della telefonia mobile, che sono identificati prima dell'attivazione del servizio, al momento della consegna o messa a disposizione della occorrente scheda elettronica (SIM)".

E prosegue con "le predette imprese adottano tutte le necessarie misure affinché venga garantita l'acquisizione dei dati anagrafici riportati su un documento di identità, nonché del tipo, del numero e della riproduzione del documento presentato dall'acquirente ed assicurano il corretto trattamento dei dati acquisiti. L'autorità giudiziaria ha facoltà di accedere per fini di giustizia ai predetti elenchi in possesso del centro di elaborazione dati del Ministero dell'interno".

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Dal dicembre 2012 con la Legge di conversione del D.L. 18 ottobre 2012 n. 179 è stata data l'opportunità agli operatori di "identificare e registrare gli utenti anche in via indiretta (...) attraverso sistemi di riconoscimento via SMS e carte di pagamento nominative" nel caso si tratti di SIM dati.

In sintesi c'è l'obbligo di identificazione del cliente prima dell'attivazione del servizio, ma per tutti gli operatori è prassi affidarsi anche a un addetto che registra l'operazione contestualmente alla consegna. Dettaglio che Iliad di fatto non rispetta, secondo i concorrenti, dato che per le SimBox l'operazione si svolge in modalità asincrona tramite la registrazione di un video.

Iliad però ha confermato a Tom's Hardware che "il processo di sottoscrizione tramite Simbox è contestuale ad un controllo tramite un consulente del Servizio Utenti. Il controllo e la validazione da parte di tale operatore è requisito fondamentale per l'attivazione della SIM. La SIM non viene attivata altrimenti".

"Le Simbox Iliad contemplano un processo di verifica tale da garantire il controllo efficace e completo dell'identità di ogni acquirente a cui viene rilasciata una SIM", ha fatto sapere Iliad al quotidiano economico. "La fase di sottoscrizione dell'offerta e di richiesta della SIM Iliad, prevede la raccolta di dati personali, documenti validi e la registrazione di un video dinamico per ogni singolo utente, che risultano pedissequamente verificati dagli operatori del Servizio Utenti Iliad tramite un applicativo interno. Nei casi in cui i dati risultino errati, parziali o invalidi, nei casi in cui il documento di identità non risulti valido, sia danneggiato o di dubbia validità, quando inoltre, il video registrato pone dubbi sul riconoscimento di una persona, si procede al rigetto della richiesta".

"L'attivazione della SIM viene effettuala da Iliad solo in caso di conferma da parte dell'operatore del Servizio Utenti e successivamente a tale conferma. Questo processo è stato ideato e implementato per garantire la conformità con la normativa applicabile e la tutela della sicurezza delle comunicazioni elettroniche, e assicura un livello di controllo sulle identità degli utenti particolarmente elevato anche in considerazione della digitalizzazione della procedura. L'ingresso nel mercato di Iliad ha destato molto interesse. L'innovazione dei processi proposti piuttosto che destare continue contestazioni, dovrebbero essere benvenuti per la spinta innovativa di cui l'intero Paese e gli utenti potranno giovare".

A questo punto non resta che attendere eventuali comunicazioni da parte del Ministero dell'Interno e dell'AGCOM.

Il Commento

I chioschetti digitali di Iliad sono comodi, ma solo le autorità avranno l'ultima parola sulla loro regolarità. Il tema però solleva qualche perplessità. La prima riguarda la sicurezza, e quindi se davvero una procedura digitale di questo tipo possa agevolare l'acquisto e l'attivazione di SIM da parte di delinquenti o nella peggiore delle ipotesi terroristi.

In altri Paesi comunitari, come ad esempio la Francia, questa modalità digitale è impiegata da anni. E sarebbe piuttosto ridicolo individuarne una implicita relazione con l'organizzazione di atti terroristici. Soprattutto perché proprio in Italia la procedura tradizionale, che viene ritenuta sicura, più di 10 anni fa fu oggetto di uno scandalo senza precedenti.

26 Procure indagarono su 5,5 milioni di SIM fantasma, intestate a ignari cittadini, false identità, deceduti, etc. TIM e alcuni suoi dirigenti vennero indagati per truffa, poi alla fine tutto si risolse con la completa assoluzione. L'ex monopolista, secondo le carte, fu vittima di reti di venditori smaliziati che per ottenere bonus sui risultati si erano inventati una sorta di mercato parallelo fantasma.

Da allora, tutti gli operatori hanno messo a punto procedure più rigorose, ma rimane il fatto che un venditore compiacente è una potenziale fonte di SIM più efficiente rispetto a un chioschetto digitale aggirato. Per altro il nuovo Decreto Concorrenza - scritto durante la scorsa legislatura e attualmente congelato - prevede tutta una serie di novità che riguardano proprio l'agevolazione digitale sul fronte dell'attivazione contrattuale e le migrazioni.

In sintesi, il chioschetto digitale forse è migliorabile, ma è pur sempre una grande novità che infastidisce gli operatori dominanti di mercato. Come per la e-SIM, lasciare libero l'utente di gestirsi autonomamente non piace. Perché vuol dire depotenziare la rete di vendita fisica. L'addetto al di là del banco - spesso lo si dimentica - è un venditore.