Samsung AMOLED flessibili sicuramente nel 2013

Il Wall Street Journal sostiene che i primi AMOLED flessibili firmati Samsung saranno disponibili da giugno 2013. Dopodiché toccherà ai produttori di dispositivi mobili, che in questo momento stanno già vagliando i prototipi per smartphone e wearable.

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a cura di Dario D'Elia

I primi schermi AMOLED flessibili di Samsung saranno disponibili dalla metà del prossimo anno. Secondo il Wall Street Journal la nuova generazione di pannelli consentirà soprattutto in ambito smartphone e wearable di osare di più nel design. In verità la produzione di massa è stata rinviata di qualche trimestre per il grande successo delle linee tradizionali AMOLED.

Se in questo caso si parla di 64 mila substrati in vetro al mese, per i flessibili a pieno regime si arriverà 24mila - ma ci vorrà del tempo. Ovviamente non è scontato che i primi dispositivi mobili di questa rivoluzione siano pronti per l'estate. Verosimilmente si potrà vedere qualcosa nei negozi entro la fine del 2013.

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Nello specifico gli AMOLED flessibili YOUM si basano sull'impiego di materiale flessibile di tipo plastico. Il risultato è quello di ottenere pannelli più sottili, resistenti e luminosi. Sotto il punto di vista industriale invece Samsung potrebbe assicurarsi una sufficiente diversificazione per consolidare ulteriormente la sua leadership di mercato.

Sempre secondo il quotidiano statunitense i primi prototipi sarebbero stati consegnati a diversi clienti-partner. "Il motivo chiave per cui Samsung usa la plastica invece che il vetro convenzionale è dovuto all'esigenza di produrre schermi infrangibili. Questa tecnologia può anche aiutare a ridurre i costi produttivi e differenziare i prodotti rispetto ai rivali", ha commentato Lee Seung-chul, analista di Shinyoung Securities.

Il successo del progetto però non è garantito, come insegna la storia. Sony vi sta lavorando ad esempio dal lontano 2002, e solo nel 2010 è riuscita a mostrare un prototipo funzionante "commerciabile" da 4,1 pollici.

"Samsung è impegnata anche nella realizzazione degli schermi in vetro del Galaxy S III e del  Galaxy Note II, quindi la dispersione di profitto generata dai nuovi non sembra essere così attraente", ha aggiunto Julius Kim, analista di Woori Investment & Securities.

Insomma, il problema non è tecnologico bensì di gestione dei costi produttivi, che inevitabilmente si riverberano sui prezzi finali per i produttori di dispositivi mobili. Non avrebbe senso avviare delle linee per realizzare pannelli costosi che pochi potrebbero permettersi.