Samsung ancora nelle bufera per condizioni di lavoro nei propri impianti e in quelli dei partner. La Workers' Compensation and Welfare Service, un'agenzia governativa sudcoreana, che ha stabilito l'esistenza di una "considerevole relazione causale" tra il tumore al seno contratto da una lavoratrice (morta all'inizio di quest'anno) e i suoi cinque anni di lavoro in Samsung Electronics.
La sentenza è stata emessa all'inizio di questo mese, ma è diventata pubblica solo in queste ore, con l'annuncio da parte dell'agenzia di un risarcimento versato alla famiglia della donna. La cifra è ignota ma dovrebbe corrispondere a quasi quattro anni di stipendio della lavoratrice. James Chung, portavoce di Samsung, ha dichiarato che l'azienda non ricorrerà in appello.
Secondo quanto riportato dall'Associated Press, in Corea del Sud sono pochissimi i casi in cui è stato dimostrato un legame tra le condizioni di lavoro e il cancro. Quasi trenta sudcoreani avrebbero infatti presentato reclami all'agenzia, asserendo di aver contratto malattie rare, cancro, sclerosi multipla e tumori cerebrali a causa del lavoro negli impianti di Samsung. Un'altra dozzina di persone, le cui richieste sono state respinte dall'ente, hanno presentato un ricorso.
Nel caso specifico, la donna è deceduta in marzo all'età di 36 anni, tre anni dopo la diagnosi di tumore al seno. Aveva lavorato in Samsung tra il 1995 e il 2000. "C'è stata un'esposizione a solventi organici e radiazioni. Minore è l'età a cui avviene l'esposizione, maggiore è la probabilità che sia quella la causa", ha dichiarato l'organismo.
Secondo alcuni studi, inoltre, il lavoro notturno aumenta la probabilità di cancro al seno e la donna, che lavorava dalle otto alle dodici ore al giorno, era spesso assegnata ai turni di notte che iniziavano alle 22 e terminavano alle 6 del mattino. Secondo un gruppo attivista, infine, la donna operava in un impianto senza un rilevatore di radiazioni ed è stata esposta a benzene e altre sostanze cancerogene.
Una vicenda tristissima, che si chiude con una vittoria per la famiglia della donna che certamente non servirà a placare il dolore per la sua scomparsa. L'auspicio è che serva a Samsung per migliorare la sicurezza negli impianti, e contiamo che sia già stato fatto, dato che questo caso riguarda un periodo di lavoro non più recente.
Ci sono però anche altri problemi in tema di condizioni di lavoro, e Samsung al pari di altre aziende è finita sulla graticola da qualche tempo. Il colosso sudcoreano poche settimane fa ha dovuto rispondere a precise accuse mosse dell'associazione non profit China Labor Watch, la quale affermava di aver riscontrato lavoro minorile e altri problemi presso gli stabilimenti dei partner.
Samsung ha annunciato di aver messo in campo una serie di misure per prevenire casi di lavoro minorile e far sì che tutti i lavoratori siano rispettati, ma proprio in queste ore China Labor Watch (CLW) è tornata alla carica, con un comunicato stampa in cui afferma di aver scoperto lavoro minorile in un'azienda chiamata HTNS Shenzhen Co., Ltd., che produce cover per i prodotti mobile di Samsung, e che era stata tra quelle controllate dal colosso a settembre.
"HTNS, con 1100 lavoratori, ha violato una serie di leggi sul lavoro e standard etici, tra cui le ore di lavoro straordinario mensili quattro volte superiori al limite di legge, il lavoro forzato, salari per il lavoro straordinario sotto il minimo garantito, gestione cruda del personale, discriminazioni nelle assunzioni, una formazione di sicurezza inadeguata, l'impossibilità dei lavoratori di dimettersi e altro".
China Labor Watch avrebbe trovato tre ragazze sotto i 16 anni, il limite minimo legale in Cina, trattate al pari degli adulti e costrette a 13 ore di lavoro al giorno, con una paga degli straordinari sotto gli standard. "La scoperta di queste lavoratrici minorenni prova come il sistema di verifica di Samsung sia inefficace", ha dichiarato CLW, aggiungendo che una minorenne lavorava nella fabbrica prima dei controlli svolti dall'azienda sudcoreana.
In tutta questa vicenda però vi è un problema, che non comunque scagiona HTNS e Samsung. Questo tipo di aziende per le assunzioni si rivolge spesso ad agenzie interinali. Non è insolito che gli intermediari, per interessi economici, producano e diano documenti falsi ai minori, in modo che risultino dell'età giusta per essere assunti. Un problema in più quindi per le aziende in cui poi queste persone vanno a lavorare, anche se va aggiunto che spesso non fanno nemmeno i controlli più basilari.
Samsung non si è ancora espressa sulla nuova indagine di CLW e non è chiaro se lo farà, dato che al sito Bloomberg il portavoce statunitense Adam Yates ha respinto la richiesta di un commento. Han Jang Seok, Managing Director di HTNS, ha dichiarato che è impossibile che l'azienda abbia assunto lavoro minorile, in quanto segue un rigoroso processo per rispettare le leggi. L'indagine di CLW però sembra mettere in luce una falla nei sistemi di verifica, a cui ci auguriamo sarà posto presto rimedio.
Aggiornamento ore 20.00: Samsung ha risposto alle accuse, affermando che non vi è alcun minore impiegato presso la stabilimento del proprio fornitore cinese. Dettagli li trovate in questa notizia: Samsung respinge le accuse: nessun minore lavora per noi.