Samsung prima ricatta i blogger poi la scoprono e si scusa

Due blogger sono stati ricattati da Samsung India, per obbligarli a comportarsi come promotori. La vicenda è diventata però di dominio pubblico e l'azienda si è dovuta scusare, parlando in pubblico di malinteso.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Samsung India ha ricattato due blogger per costringerli a fare da promotori, o almeno questo è quanto racconta The Next Web. La succursale indiana dell'azienda ha invitato due autori indipendenti a Berlino con la promessa di mostrare loro in anteprima i nuovi prodotti, ma poi li avrebbe minacciati di abbandonarli nella capitale teutonica se non si fossero piegati ai voleri delle Pubbliche Relazioni.

Una storia agghiacciante, che vede come protagonisti Clinton Jeff e un altro blogger anonimo. Invitati da Samsung a Berlino, avevano specificato all'azienda che la loro opinione sarebbe rimasta indipendente, e che Samsung non avrebbe ottenuto trattamenti di favore solo perché si stava sobbarcando le spese di viaggio.

Un blog è una cosa personale, finché qualcuno non interferisce

Fino a qui tutto normale: in questo tipo di eventi è piuttosto comune che un'azienda paghi le spese ai giornalisti, nella speranza di ottenere una maggiore visibilità per i propri prodotti, e magari qualche recensione positiva. Così com'è normale che il giornalista mantenga la propria indipendenza, e scriva ciò che pensa dei gadget con la massima sincerità. Ma tra giornalista e blogger c'è una differenza rilevante, anche se molti lettori non ne sono consapevoli.

L'indipendenza di chi scrive è la normalità o dovrebbe esserlo, almeno quando si ha a che fare con una testata professionale come Tom's Hardware, o con un blog professionale dotato di risorse proprie come The Next Web. Ma quando si parla di blogger indipendenti e piccoli siti ecco che ci s'infila in un dedalo di speculazioni e sospetti, ed è impossibile sapere se il produttore dell'oggetto recensito ci ha messo lo zampino in modo più o meno trasparente.

Succede spesso purtroppo che aziende grandi e piccole "prediligano" gli indipendenti per diverse ragioni, ma il motivo principale è che sono più facilmente manipolabili: spesso basta concedere uno smartphone in regalo per assicurarsi un trattamento di favore, senza fare ulteriori pressioni, con buona pace del pubblico che spesso è convinto di leggere una voce autorevole. Una cosa così normale che qualche PR, come in questo caso, arriva a pretenderlo con la forza.

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Se questa è l'ordinaria mediocrità la storia accaduta ai due blogger indiani è del tutto straordinaria. L'azienda ha prima garantito agli autori che avrebbero mantenuto tutta l'indipendenza che volevano, ma scesi dall'aereo si sono visti consegnare una maglietta con il logo Samsung, e la richiesta di comportarsi come un impiegato e di fatto dedicarsi alla promozione.

Jeff racconta poi di aver ricevuto una chiamata da Samsung India che cita letteralmente. "Potete essere una parte di questo e portare l'uniforme, o comprare di tasca vostra i biglietti di ritorno e pagarvi l'hotel dal momento in cui questa chiamata finisce". Successivamente l'azienda avrebbe ammorbidito la propria posizione, comprando ai blogger un viaggio di ritorno per il primo settembre invece che per il sei, dopo la conclusione dell'IFA, ma solo a condizione di portare la maglietta in occasione di un evento Samsung, e di non menzionare la faccenda. E in effetti sul blog di Jeffs non c'è traccia di questa vicenda. Dal suo account Twitter tuttavia sembra che in suo soccorso sia intervenuta un'altra azienda, forse Nokia. 

Qualche ora dopo la pubblicazione del primo articolo da parte di The Next Web Samsung ha rilasciato un comunicato ufficiale nel quale si dice dispiaciuta del malinteso, dovuta al fatto che le intenzioni dell'azienda non erano state spiegate con sufficiente chiarezza. In un messaggio privato a Clinton Jeff tuttavia un rappresentante di Samsung ha scritto "vorrei mettermi in contatto con te e scusarmi per ciò che ti è successo a Berlino. Ti abbiamo creato problemi indebiti, e stiamo cercando di risolvere la situazione.

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Una storia allucinante, a dire poco. E non è la prima volta che sentiamo storie simili. Fatti di cronaca che dovrebbero mettere in guardia tutti i blogger indipendenti sui loro rapporti con le aziende, perché spesso li vedono come pubblicità molto conveniente – se non altro è il caso di portarsi il denaro necessario per il biglietto di ritorno. E allo stesso tempo una vicenda che potrebbe aiutare qualche lettore a districarsi più facilmente tra i tanti testi che compaiono online, e che spesso affermano cose molto discordanti tra loro.