Sanità digitale italiana modesta, serve rianimazione urgente

Crescono prenotazioni e referti online, ma investimenti ancora non in linea con la media europea per quanto riguarda la digitalizzazione della sanità. Il Fascicolo Sanitario Elettronico è attivo e operativo in sole sei regioni.

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a cura di Manolo De Agostini

Cresce, ma non spicca ancora il volo, la sanità digitale in Italia secondo una ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano. Lo scorso anno gli investimenti per la digitalizzazione della sanità italiana si sono attestati a 1,34 miliardi di euro, pari all'1,2% della spesa sanitaria pubblica, circa 22 euro per abitante. C'è una sostanziale stabilità con il 2014 (1,37 miliardi di euro).

Stando allo studio, 930 milioni di euro spesi dalle strutture sanitarie, 320 milioni dalle Regioni, 70 milioni dai 47mila Medici di medicina Generale e 18 milioni direttamente dal Ministero della Salute.

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Il Politecnico di Milano riporta inoltre che il 24% di chi ha a che fare con la sanità prenota online visite ed esami (in particolare persone tra 35 e 54 anni), il 15% consulta documenti clinici sul web. Le ricette dematerializzate sono ormai sette su dieci (72%) e oltre la metà dei medici di Medicina Generale usa WhatsApp per comunicare con i pazienti (53%).

Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9% delle cartelle cliniche. Il 16% dei referti è stato consegnata online al cittadino mentre le prenotazioni e i pagamenti effettuati via web sono rispettivamente il 12% e l'8% del totale. Segnali positivi arrivano dai cittadini, che hanno aumentato l'uso di servizi sanitari online rispetto a quanto rilevato lo scorso anno.

Raddoppia la quota di quelli che hanno sentito parlare del fascicolo sanitario elettronico (32%), anche se solo il 5% l'ha realmente già usato, considerato che attualmente è attivo e operativo in sole sei regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Valle d'Aosta e provincia autonoma di Trento. In altre 11 è in via di implementazione, mentre Campania, Calabria, Sicilia e provincia autonoma di Bolzano al momento non hanno avviato alcun progetto.

"Da un lato appare positiva la conferma del budget 2014, quando molti attori avevano dovuto effettuare investimenti per aggiornare e mettere a norma applicazioni e infrastrutture, dall'altro non si vede l'atteso recupero verso livelli di investimento confrontabili a quelli degli altri paesi europei", commentano dal Politecnico.

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"I primi risultati della strategia per la crescita digitale 2014-2020 mostrano come la sanità digitale in Italia non sia più un miraggio ma un piano perseguibile che dà frutti concreti", afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, "tuttavia la velocità di attuazione è ancora modesta e disomogenea, inadeguata rispetto alla portata e all'urgenza delle sfide in gioco".

"Cosa fare allora? È necessario attuare la sanità digitale con una governance partecipata e responsabile ai diversi livelli: è auspicabile un ruolo centrale del ministero e dell'agenzia per l'Italia digitale per fornire standard e linee guida secondo le scadenze temporali. Servono politiche regionali coerenti tra loro e sono necessari progetti coraggiosi di aziende sanitarie e operativi, superando la logica delle sperimentazioni".

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