Schmidt serve Google nelle fauci dell'Antitrust

Schmidt cerca di difendere il motore di ricerca di Google dalle accuse di abuso di posizione dominante, ma le domande erano troppo pungenti e le risposte non sono state soddisfacenti: si concretizza sempre di più il rischio di una indagine formale dell'antitrust. Google farà la fine di Microsoft?

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a cura di Elena Re Garbagnati

Eric Schmidt ha incontrato i senatori della Commissione Giustizia del Senato americano per difendere Google dall'accusa di abuso di posizione dominante. Dopo un commovente discorso di apertura dell'ex numero uno di Google, però, i senatori lo hanno martoriato con domande pungenti che non sempre hanno ricevuto risposte esaustive. L'azienda di Mountain View è sempre più vicina a un'accusa formale.

Eric Schmidt ha cercato di difendere Google al Senato

Schmidt si è presentato alla commissione in qualità di veterano saggio dell'informatica e ha dipinto un quadretto forse troppo idilliaco delle attività della sua azienda. Google ha fatto oltre 500 modifiche al motore di ricerca solo per amor del bene degli utenti e dà lavoro a 24 mila persone facendo da propulsore all'economia del Paese, senonché generando un giro d'affari di 64 miliardi di dollari alle aziende di terze parti. Insomma, Google sarebbe la buona samaritana dell'Internet 2.0.

Il problema è che i senatori non si sono accontentati dell'immagine angelica proposta da Schmidt e si sono presentati armati di domande taglienti e mirate. Ad affondare uno dei colpi più bassi è stato il senatore Herb Kohl, democratico del Wisconsin che in passato ha spesso messo in discussione le tattiche di Google.

Google è accusata di abuso di posizione dominante

In qualità di Presidente della commissione antitrust ha chiesto a Schmidt se concordasse sul fatto che la quota di mercato di Google le conferisca una posizione dominante, e pertanto il potere speciale proprio delle aziende che godono di un monopolio. Schmidt ha risposto che concorda, quindi tacitamente ha accettato il fatto che si conduca una indagine sull'operato dell'azienda.

Ricordiamo che secondo la legge statunitense non c'è nulla di illegale nell'avere un monopolio, ma nel momento in cui l'azienda lo dichiara ufficialmente è soggetta alle leggi antitrust, quindi non può utilizzare il suo monopolio per sfruttare la sua posizione dominante in altre attività.

Diversi senatori hanno poi accusato Google di usare la sua posizione dominante per manipolare i risultati delle ricerche e avvantaggiare i suoi servizi ai danni di quelli dei concorrenti. In particolare il senatore Mike Lee, repubblicano dello Utah che in occasione dell'acquisizione di ITA Software aveva espresso la sua preoccupazione per l'atteggiamento di Google, ha mostrato un grafico che dimostrerebbe che nei risultati dei suggerimenti commerciali Google sarebbe costantemente fra i primi tre classificati. In conclusione Lee ha accusato Google di avere "manipolato" i risultati delle ricerche.

Schmidt ha risposto negando l'ipotesi di Lee e assicurando ai membri della sottocommissione che Google "non ha manipolato proprio niente", perché ha messo a punto il motore affinché fornisca i risultati migliori in funzione delle chiavi di ricerca digitate, senza in alcun modo pilotare gli utenti verso i suoi servizi. Schmidt è poi caduto in fallo concludendo di non essere "a conoscenza di eventuali manipolazioni o di strani o pregiudizi" che favoriscano i prodotti di Google.

Il grafico usato dal senatore Lee per dimostrare che i servizi di Google sono favoriti nei risultati delle richerche

La risposta non è stata gradita al senatore Al Franken, democratico del Minnesota, che ha definito la risposta "confusa" e ha ribattuto: "Se non lo sa lei, chi lo sa?". A questo punto Lee non si è ritenuto soddisfatto delle risposte e ha reputato che Schmidt abbia confermato la sua "paura" che le ricerche siano condizionate.