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a cura di Marco Giuliani

SCO non ha ancora fornito un'interpretazione dettagliata del contratto firmato a suo tempo con Novell. In una lettere inviata in risposta a quest'ultima, datata settembre 2003, l'azienda si è limitata a suggerire a Novell di rivedere meglio la clausola incriminata, affermando poi che "Novell sembra agire in concerto con IBM per distruggere il valore delle proprietà intellettuali di SCO relative a UNIX e UnixWare".

Negli scorsi giorni Blake Stowell, un portavoce di SCO, ha poi dichiarato che "Novell sembra molto confusa".

"Se Novell sostiene che noi abbiamo pagato 100 milioni di dollari - ha detto Stowell - senza ottenere in cambio i copyright, non sono certo di sapere cosa abbiamo acquistato. Non si può chiedere 100 milioni a qualcuno e poi affermare di non avergli venduto nulla. Questo può essere visto solo come il tentativo di fiaccare il nostro business".

La questione potrebbe assumere un'importanza capitale per SCO: questa, infatti, fa leva sui copyright di UNIX sia per rivendicare royalty da tutti gli utenti commerciali di Linux, sia per foraggiare la causa in corso con IBM (attualmente incentrata su questioni puramente contrattuali).

Proprio negli scorsi giorni SCO ha avvisato centinaia di grandi aziende che l'uso di Linux le espone al rischio di incorrere nelle sanzioni previste dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA), la severissima legge americana che, fra le altre cose, protegge le proprietà intellettuali sul software.

Va detto che il DMCA punisce in modo pesante anche chi fornisce false dichiarazioni sulla proprietà di un copyright: le sanzioni prevedono fino a cinque anni di carcere o a 500.000 dollari di multa per ogni violazione.