Scorporo della rete: Telecom manterrà gestione e controllo

L'AD di Telecom ha dichiarato che sullo scorporo l'obiettivo è di mantenere il controllo azionario e un'ordinata gestione. La Cassa Depositi e Prestiti vorrebbe una governance terza.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia manterrà il totale controllo della nuova società che gestirà la rete nazionale. L'amministratore delegato Marco Patuano, ieri in un'intervista ad Affari & Finanza, è stato molto chiaro sull'eventuale scorporo. Quasi una risposta alle recenti dichiarazioni di Paolo Bertoluzzo, AD di Vodafone Italia e Sud Europa.

"Il nostro obiettivo è di mantenere il controllo azionario e una ordinata gestione. E comunque Bassanini (Cassa Depositi e Presiti, NdR.) parla di governance autonoma. La governance è poi un termine ampio. C'è la governance delle operazioni industriali: e qui ci sembra che il know how migliore sia quello sviluppato dentro Telecom e non nella CdP o in altri investitori finanziari. Diversa è invece la governance intesa nel senso del governo e del controllo sulle regole. In questo caso si può pensare a diverse soluzioni per sovraintendere al rispetto delle condizioni", ha spiegato il dirigente.

Marco Patuano, AD di Telecom Italia

Com'è risaputo la Cassa Depositi e Presiti, presieduta da Franco Bassanini, dovrebbe entrare nella NewCo con un capitale di circa 2 miliardi di euro. Le cifre sono ancora imprecise, ma l'obiettivo sarebbe quello di ottenere grosso modo il 30% della società. Ovviamente non consentirebbe il controllo e infatti Bassanini sostiene che questo possa rimanere nelle mani di Telecom. D'altronde l'azienda vi farà confluire un suo asset da circa 15 miliardi di euro.

"Non necessariamente richiede che Telecom Italia perda la maggioranza: effettivamente questo è possibile se chi decide sulle regole di accesso e sugli investimenti sia effettivamente indipendente e terzo", ha commentato Bassanini.

La questione di fondo è che per la CdP gli investimenti sulle reti di nuova generazione sono a lungo termine e considerato che sfrutta il risparmio del cittadini (non le risorse pubbliche) è obbligato per "mission" a guardare al futuro. Il suo compito è quello di potenziare gli investimenti, non trasferire valore a un solo soggetto.

Sirio

È evidente quindi, sempre per Bassanini, che questa logica dovrà "essere trasferita alla governance della nuova società, altrimenti ci troveremmo nella stessa difficoltà in cui oggi si trova l'incumbent che vorrebbe fare investimenti".

Telecom in fondo ha margini di manovra ridotti "da un lato per il debito che ha sulle spalle, non per colpa degli attuali amministratori, dall'altro lato per l'indisponibilità degli azionisti a realizzare un significativo aumento di capitale o almeno a non procedere alla distribuzione di dividendi, non ha le risorse necessarie per un piano di investimenti almeno dal lato della telefonia fissa".

Si può quindi ipotizzare una newco di questo tipo? Secondo Patuano sì. "Gli obiettivi della governance ci sembrano chiari: garantire un'offerta di prodotto pienamente identica a noi e agli altri operatori", ha sottolineato l'AD. "La nuova Telecom Italia Service, la società di mercato, senza la rete di accesso, dovrà acquistare dalla nuova società gli stessi prodotti, con le stesse procedure, alle stesse condizioni di tutti gli altri operatori, cioè dei nostri concorrenti". E anche per la fibra si sta pensando di conferire gli armadi con i nuovi Vdslam per l'unbundling virtuale della fibra.

La parola d'ordine è "equivalence of input"; all'AGCOM l'onere di riscrivere le regole e vigilare.

"Non chiediamo cose aleatorie come sospensioni o vacanze regolatorie. Ci aspettiamo invece una ridefinizione delle regole che sia pro-investimenti. E l'Italia in questo momento ha bisogno di investimenti. Specie nel campo delle TLC, dove si parla di diversi miliardi di capitale privato da investire, rimettendo in moto una parte importante dell’economia", ha ricordato Patuano.