Se Telecom compra Metroweb ci sarà più fibra per tutti?

Bloomberg sostiene che Telecom starebbe valutando l'acquisizione di una parte di Metroweb, ma i conflitti di interessi sono dietro l'angolo. La Cassa Depositi e Prestiti avrebbe le mani dappertutto.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia, secondo Bloomberg, potrebbe acquistare una partecipazione in Metroweb, il terzo operatore italiano di rete in fibra. La piccola società milanese è quella che nel 2012 prometteva di cablare l'intero paese replicando la stessa strategia usata a Milano e in Lombardia. Ovvero acquisire municipalizzate locali con fibra, come è avvenuto ad esempio a Brescia oppure Genova.

Telecom starebbe valutando un investimento fino a 300 milioni di euro per una quota inferiore al 50% per evitare problemi con l'Antitrust. I conti però non tornano molto, considerato che Vito Gamberale di F2i acquisì Metroweb nel 2011 per 436 milioni di euro. Per altro al momento il top manager è anche candidato alla poltrona di presidente Telecom Italia.

Lo storico progetto Metroweb

A cedere le azioni sarebbe quindi F2i SGR SpA, che detiene a sua volta il 54% di Metroweb. Non vi sono conferme ufficiali e si parla di primi contatti, ma è evidente che il progetto ha un potenziale deflagrante. "Non ci sono notizie, sono rumor di mercato e come tali non li commentiamo", ha dichiarato comunque l'AD di Telecom Italia Marco Patuano.

"Dal punto di vista dell'efficienza del sistema di telecomunicazioni in Italia sarebbe una soluzione auspicabile", ha commentato invece l'AD di Metroweb Alberto Trondoli. Andando ad analizzare in profondità l'operazione si scoprono però sostanziali nodi.

Il primo dettaglio riguarda i conflitti di interesse presunti e reali che si nascondono dietro. Metroweb Italia è detenuta tramite F2i Reti TLC S.p.A. per il 53,8% da Fondi Italiani per le Infrastrutture e per il 46,2% da Fondo Strategico Italiano – senza contare una quota minima di Fastweb. La prima è una SpA dove la Cassa Depositi e Prestiti è azionista al 16,52%. La seconda è una holding il cui azionista di controllo è la Cassa Depositi e Prestiti (CdP).

Bassanini

CdP com'è risaputo è una società per azioni finanziaria italiana, partecipata per l'80,1% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Dovrebbe essere la salvatrice della patria: ogni settimana, negli ultimi anni, viene nominata per mettere una toppa a qualsiasi cosa. Nell'ambito delle telecomunicazioni dovrebbe consentire a Telecom Italia di realizzare lo scorporo della Rete, diventando azionista della nuova società (NewCo) correlata alle infrastrutture.

Ora, è evidente che se Telecom Italia dovesse mai entrare in Metroweb è come se si realizzasse uno scambio di favori con Cassa Depositi e Prestiti. Tu metti dei soldi qui, io li metto lì. Non rischiamo i rispettivi investimenti: viviamo tutti insieme in pace e prosperità.

Bloomberg però ricorda che senza risolvere il nodo della governance non si potrà andare da nessuna parte. Già, perché chi deve comandare in verità è sempre stato il secondo problema - dopo i soldi – del dibattitto sullo scorporo tra Telecom e CdP. Nel caso di Metroweb la situazione sarebbe ancora più complicata. Il presidente della Cassa Depositi e Prestiti è Franco Bassanini, che (non) casualmente è anche presidente di Metroweb. E così il periplo è completo.

Il progetto Metroweb

"Un'acquisizione aiuterebbe definitivamente Telecom Italia a incrementare la copertura e performance della sua rete in fibra", ha commentato Luca Schiavoni, analista di Ovum. "Se questa operazione dovesse andare avanti, Telecom Italia potrebbe decidere in futuro di incrementare la sua quota nell'azienda per sbloccare l'intero potenziale".

Schiavoni ha ragione ma qualcosa comunque continua a non tornare. Perché Telecom Italia, che possiede e gestisce 112 milioni di km di rame e 4,3 milioni di km di fibra, dovrebbe essere interessata ai 10mila km scarsi di fibra di Metroweb? La risposta è probabilmente sia nella querelle con CdP che nelle implicazioni antitrust. Telecom, anche se volesse, probabilmente non potrebbe acquistare direttamente le altre piccole reti in fibra sparse sul territorio.