SEM+, i tre moschettieri italiani dei touch display flessibili

Tom's Hardware ha intervistato Alessandro Levi, startupper di SEM+, azienda nata in Italia che promette di spingere l'innovazione nel mondo degli schermi flessibili.

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a cura di Manolo De Agostini

Alessandro Levi, Silvano Furlan e Matteo Piovanelli: tre nomi che potrebbero non dire molto al grande pubblico, ma che rappresentano delle eccellenze nell'ambito delle tecnologie flessibili, il futuro ormai conclamato dell'industria hi-tech.

I tre si sono conosciuti al Centro di Micro-Bio Robotica dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Pontedera (Pisa) e circa due anni fa è nata l'idea di riunire le rispettive competenze per creare una delle startup più innovative in Italia, Sensing Electromagnetic Plus o in breve SEM+.

Ora sono negli Stati Uniti, nel cuore della Silicon Valley, con un sogno che sta giorno dopo giorno diventando realtà, alla ricerca di investitori. L'attraversata dell'oceano non è dovuta al fatto che Italia manchino i capitali, ma perché nella Mecca della tecnologia tutto è possibile.

Da sinistra a destra: Alessandro Levi, Silvano Furlan e Matteo Piovanelli

Alessandro Levi, in un'intervista esclusiva, ci ha raccontato la sua idea: sviluppare un layer, sovrapponibile agli OLED o ad altre superfici, che consenta di sviluppare soluzioni flessibili più efficaci di qualsiasi prototipo mai presentato finora. Le attuali tecnologie touch lavorano infatti su una pressione che non è reale, in quanto non la rilevano, bensì si affidano all'area che il vostro dito copre. Maggiore è la pressione che applicate, più grande è l'area coperta.

SEM+, con la propria tecnologia ancora in via di sviluppo, vuole portare l'esperienza a un livello successivo. La pressione potrà essere usata come input per software, come ad esempio i giochi. Si pensi a un famoso titolo come Angry Birds: toccando lo schermo con più o meno intensità, questa sarà tradotta in una sorta di "forza virtuale" che spingerà più avanti o indietro il buffo uccellino virtuale. Il tutto con una precisione mai vista prima.

L'approdo negli Stati Uniti è stata una "congiuntura di eventi", così ci ha detto Alessandro Levi,  un avvenimento quasi naturale per una startup che promette di offrire tanto al mondo hi-tech. In Italia si può fare parte di acceleratori, come il SeedLab istituito da TTVenture, fondo di Venture Capital di Fondamenta SGR, ma la Silicon Valley per la sua storia tecnologica è un'altra cosa. Negli Stati Uniti c'è quel pizzico di voglia in più di rischiare sulle startup molto giovani che forse le dimensioni dei fondi di venture capital nostrani ancora non ci consentono di avere.

E quando vinci l'Intel Business Challenge Europe, tra le più importanti competizioni di startup nel Vecchio Continente, non ti resta che guardare al polo tecnologico più innovativo del pianeta per prendere il treno al volo. Così quando abbiamo scoperto che Plug&Play, un importante incubatore della Silicon Valley, aveva deciso di puntare sui nostri connazionali, abbiamo deciso di approfondire il tema. Ecco cosa ci ha confidato Alessandro Levi.

Prototipo del layer realizzato dal SEM+

Tom's Hardware: cosa fa la vostra tecnologia, a che stadio di sviluppo è arrivata e quando la vedremo su un prodotto commerciale?

Levi: la nostra tecnologia ricostruisce una mappa di pressione e rende sensibili al tocco dei pannelli flessibili, come gli OLED, ma non solo. È una tecnologia trasversale. Abbiamo realizzato un prototipo del layer al CMBR  (Centro di Micro-Bio Robotica) dell'IIT, ma non lo abbiamo ancora integrato in un prodotto. Stiamo lavorando a una demo che sarà pronta nel mese di settembre. Per quanto riguarda l'integrazione in un prodotto finito si tratta di aspettare circa 1,5-2 anni, ma è una stima ottimistica.

TH: siete gli unici a lavorare sulla pressione effettiva? Quali vantaggi offre?

LV: per quanto ne sappiamo in questo momento, sì. Le attuali tecnologie lavorano calcolando l'area di schiacciamento, cioè quella che un dito o una stilo occupano quando si preme sullo schermo. Il vantaggio della nostra tecnologia è che usando un parametro reale tutto si traduce in una maggiore precisione. Stiamo pensando anche di realizzare un SDK, darlo agli sviluppatori e dire "ora fate voi" per trovare nuove applicazioni.

TH: puoi farci un esempio delle possibili applicazioni?

LV: la nostra tecnologia è rivolta al mondo dell'hi-tech, ma le applicazioni possono riguardare il settore della medicina e non solo. Per fare un esempio pensate a un browser web comandabile da un mouse in cui, appoggiando il dito su un pulsante o su un'area, potete scorrere una pagina web più velocemente o lentamente. Non c'è bisogno di muovere un dito, basta la pressione. La nostra tecnologia funziona anche con i guanti  e il layer è robusto, impermeabile e ha una trasparenza elevatissima.

TH: quali sono i costi di implementazione?

LV: non posso rivelare numeri precisi, ma abbiamo fatto delle stime in vista di una produzione in volumi. Posso solo dire che si tratta di una soluzione meno costosa della tecnologia capacitiva attuale. Usiamo materiali a basso costo, tra cui la gomma per il layer e dei sensori a infrarossi.

TH: avete brevettato la vostra tecnologia? Qualche azienda hi-tech ha dimostrato interesse per la tecnologia e nell'acquisizione della vostra startup?

LV: sì, abbiamo brevettato la tecnologia insieme all'IIT, ed è un brevetto valido a livello mondiale. Alcune aziende molto note nel settore hi-tech hanno dimostrato interesse sia per la tecnologia che per noi, ma al momento ci stiamo ancora strutturando, stiamo raccogliendo fondi e vogliamo sviluppare la tecnologia. Desideriamo continuare a lavorare in piena autonomia.

TH: secondo te quando vedremo i primi prodotti flessibili sul mercato?

LV: la tecnologia c'è, ad esempio ogni anno Samsung sembra pronta a svelare prodotti con schermi flessibili. Probabilmente non c'è la volontà del management, convinto di poter ancora puntare su prodotti più tradizionali. Già oggi si possono fare prodotti con forme e sistemi d'interazione innovativi, anche se per arrivare a dispositivi totalmente arrotolabili serviranno 10 anni. Il vero problema è l'elettronica, che è ancora rigida e non è trasparente. Serve del tempo.

Vi terremo informati sugli sviluppi che riguarderanno l'attività di SEM+ e confidiamo nell'entrata nel novero degli investitori di qualche fondo italiano oltre a TTVenture. Tom's Hardware e i suoi lettori augurano un bocca al lupo ad Alessandro, Silvano e Matteo, tre ragazzi che inseguono un sogno non solo a parole, ma con i fatti.