Seme Selvaggio

La fantascienza dovrebbe essere un genere aperto alle novità e alle differenze ma non è sempre così. Ed ecco perché a quasi quarant'anni dalla sua pubblicazione Wild Seed di Octavia Butler è ancora un faro di novità nella letteratura fantastica.

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a cura di Tom's Hardware

Uscito negli USA nel 1980 e pubblicato in Italia solo nel 1991, Wild Seed è un romanzo sicuramente da riscoprire. Per molti motivi: racconta una bella storia bella, con una scrittura avvincente; è stato un apripista sotto diversi punti di vista e contiene il seme, il "seme selvaggio", di molte delle tendenze letterarie e di pensiero che vediamo dispiegarsi al meglio nella letteratura di genere, e non solo, degli ultimissimi anni.

Attivismo e giustizia sociale, rivendicazione dei diritti delle minoranze e dei popoli nativi, rivisitazione di avvenimenti storici controversi attraverso lo sguardo di chi li ha subiti, mutazione profonda del corpo umano e animale, ibridazione dei generi sessuali, crossover tra i generi letterari: gli ultimi premi Hugo e Nebula vanno in questa direzione, la direzione segnata da Wild Seed quasi quarant'anni or sono.

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Il libro fa parte di una serie: quella dei Patternisti, che consacrò Octavia Butler come autrice di fantascienza. La brutta abitudine alle saghe di tomi con finale apertissimo non era ancora endemica e Wild Seed è un romanzo a sé stante che può essere tranquillamente letto e apprezzato senza conoscere gli altri.

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Anche perché è sì il quarto libro pubblicato della serie, ma è una sorta di prequel. Racconta gli antefatti del mondo iperfantascientifico nel quale i patternisti esercitano la loro tirannia, innescando le guerre e le fughe rocambolesche narrate negli altri libri. In Seme selvaggio non c'è traccia di tutto ciò: seguiamo invece le vicende di due esseri soprannaturali, tra i quali si innesca una dinamica di sopraffazione che parte dalla prima pagina e non molla fino all'ultima riga, avvincendo il lettore con la sua altissima tensione narrativa.

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Copertina dell'edizione USA 2001: la più bella, a mio parere

Anyanwu è una guaritrice: una creatura molto antica capace di rigenerarsi e prodiga nel rigenerare, in grado di cambiare occasionalmente la forma del suo corpo replicando le fattezze animali. Vive in pace, ritirata, ed è la decana della sua comunità, una florida tribù del centro Africa. Fino a quando viene scovata da Doro, uno spirito più antico di lei e ben più spietato: praticamente immortal grazie alla sua facoltà di impossessarsi dei corpi altrui, porta avanti da secoli quello che è praticamente un progetto eugenetico.