Sensore e mirino Multi Hybrid

Recensione - Test della Fujifilm X-Pro1, fotocamera con la quale l'azienda nipponica debutta nel settore mirrorless. Aspetto datato ma contenuti innovativi per una macchina che mostra la più elevata qualità fotografica mai vista finora in questo settore. Segni particolari: sensore APS-C di nuova concezione, solo ottiche fisse (per ora), attacco X-Mount (con adattatore Leica M già nel cassetto).

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a cura di Tom's Hardware

Sensore e mirino Multi Hybrid

La X-Pro1 si distingue per due tecnologie-chiave: sensore X-Trans CMOS e Mirino ottico/elettronico Multi Hybrid.

Del sensore abbiamo già accennato nella scheda tecnica, ma riprendiamo il concetto con l'aiuto di un paio di immagini che chiariranno meglio il concetto. Nella prima immagine si può vedere un sensore tradizionale con disposizione dei pixel fortemente geometrica: il motivo si ripete con passo 2x2. Questo da origine agli effetti di interferenza (moiré) eliminati con un cosiddetto filtro ottico passa-basso (3) posto tra ottica (1) e sensore (2).

Questo filtro, in effetti, non fa che sfocare leggermente l'immagine, riducendo la nitidezza complessiva, ma è un male necessario se si vuole evitare il crearsi di motivi geometrici in ogni immagine.

L'effetto moiré non era un problema con la pellicola perché, in quel caso, la disposizione casuale dei grani di alogenuro d'argento non consentiva la formazione di pattern d'interferenza. Partendo da questo fatto noto, Fujifilm si è ispirata alla pellicola per produrre un sensore con disposizione dei pixel non esattamente casuale ma meno regolare: il motivo si ripete con passo 6x6. Questo basta per eliminare il pericolo moiré e rendere inutile l'uso del filtro ottico passa-basso.

La reciproca interazione tra due elementi con forti elementi geometrici (il sensore, con la sua griglia di fotodiodi, e un soggetto con trama regolare) provocano fenomeni di interferenza.

In effetti, tale disposizione dei pixel ha anche un altro vantaggio: come si può notare, su ogni riga sono presenti sia pixel rossi sia pixel blu, il che non accade nel caso di sensore tradizionale. Questo annulla la possibilità di "falsi colori".

Il mirino ibrido ottico/elettronico battezzato Multi Hybrid è una felice unione tra uno schermo ottico galileiano (di seguito OVF, Optical ViewFinder) e uno schermo LCD da 1.44 milioni di punti, pari a 800x600 pixel (di seguito EVF, Electronic ViewFinder). La modalità ibrida consente di mantenere in sovrimpressione le informazioni di scatto importanti anche quando è attiva la modalità ottica.

L'utente potrà quindi scegliere, di volta in volta, se privilegiare la rapidità di un mirino ottico o la completezza di uno elettronico, con copertura del 100% del campo inquadrato e anteprima reale dell'immagine finale.

La soluzione deriva dalla X100, già recensita a questo indirizzo. La X100, però, era una fotocamera a ottica fissa, pertanto non c'era il problema di adattare il fattore di ingrandimento all'ottica montata. Problema che Fujifilm ha affrontato dotando la X-Pro1 di un doppio sistema di ingrandimenti, dipendente dalla lente montata: 0,37x per il 18mm (equivalente a 27mm), e 0,6x per il 35mm e il 60mm (equivalenti a 53 e 90mm). In questo modo, come si può vedere nello schema qui sopra, il passaggio dal 18mm al 35mm è pressoché inavvertibile, mentre già con la focale più lunga di 60mm, la cornice bianca che indica la porzione di scena effettivamente coperta si riduce sensibilmente.

Il mirino ottico non è quindi adatto all'uso con focali lunghe; non possiamo ancora dirlo con certezza, dato che focali fino a 200mm sono previste solo nel 2013, ma l'impressione è che in presenza di tele medio-lunghi, il mirino ottico sia destinato a rimanere solo un apprezzabile virtuosismo tecnico. 

Il mirino non offre, di suo, alcuna correzione diottrica, ma un recente annuncio ha anticipato la prossima commercializzazione di lenti aggiuntive di correzione diottrica da +3 a -3 diottrie.