Sherlock Phone, il telefono che identifica le impronte digitali

Le forze di polizia britanniche hanno uno strumento per identificare le impronte digitali in pochi minuti. Il cosiddetto Sherlock Phone si collega ai BlackBerry delle forze dell'ordine via Bluetooth e permette di stabilire rapidamente l'identità delle persone fermate per controlli.

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a cura di Pino Bruno

La National Policing Improvement Agency britannica (NPIA) ha concesso in dotazione alle forze di polizia di Sua Maestà uno strumento per l'identificazione rapida delle impronte digitali. Il cosiddetto "Sherlock Phone" è un gadget che si collega ai Blackberry degli agenti ed è in grado, mediante la pressione di un dito, di consultare le banche dati delle impronte digitali.

Grazie all'uso di questo strumento la polizia inglese è riuscita ad arrestare un presunto assassino. Sembra proprio che la sperimentazione, durata quasi due anni, sia finita giusto in tempo. 

Il 3M Cogent's Mobile ID Solution, per gli amici Sherlock Phone

3M Cogent's Mobile ID Solution – è questo il nome corretto dello strumento – è un piccolo scanner che si collega via Bluetooth allo smartphone del poliziotto. La NPIA britannica ha deciso di adottarlo per rendere più rapida e sicura l'identificazione delle persone fermate per controlli. Se ci sono dubbi, gli agenti sono costretti a portare la persona sospettata nella stazione di polizia, con fastidi e perdite di tempo per tutti.

"L'identificazione è cruciale per le investigazioni della polizia e la possibilità di stabilire rapidamente l'identità di una persona direttamente sul posto permette d'impiegare meglio il tempo, di assicurare più criminali nelle mani della giustizia e di proteggere meglio i cittadini", sostiene Peter Neyroud, direttore della NPIA.

Lo Sherlock Phone viene usato soprattutto per verificare l'identità degli automobilisti fermati per controlli o vittime di incidenti della strada. A patto che le loro impronte siano nei database. In Gran Bretagna è un problema accertare se qualcuno è veramente chi dice di essere. Lì non c'è la carta di identità. Tutti invece hanno il passaporto, ma nessuno se lo porta in tasca, a meno che non debba andare all'estero.

Ora agli agenti basterà un dito per scoprire l'identità delle persone, a patto che le impronte digitali siano registrate

Finora i cittadini britannici non sono costretti a depositare le impronte digitali per avere il passaporto, ma è soltanto questione di tempo. La Gran Bretagna continua a ignorare il Regolamento Europeo del 2004, che parla esplicitamente di "requisiti comuni di qualità per le immagini facciali e le impronte digitali", ma prima o poi dovrà adeguarsi, come si legge in questo rapporto all'esame del Parlamento.

"L'Unione Europea ha imposto standard minimi per i passaporti che includono l'uso delle imporonte digitali e dei dati biometrici facciali. Il Regno Unito non è coperto da questo regolamento. Il governo precedente ha espresso l'intenzione d'introdurre una seconda generazione di ePassports a partire dal 2012, comprensivi d'impronte digitali, in modo da mantenere il passo con il regolamento europeo. Tuttavia, il governo della coalizione ha sospeso questi piani e non ha intenzione di estendere l'uso di dati biometrici nel Regno Unito oltre ai normali sistemi di riconoscimento facciale".

Le impronte digitali sono invece obbligatorie per gli immigrati che vogliono il permesso di soggiorno. Contraddizioni/ipocrisie britanniche, che lo Sherlock Phone non può certo risolvere.

Ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione.