SIAE: grazie Franceschini per la tassa sui prodotti hi-tech

Luca Scordino del Consiglio di Gestione SIAE elogia il Ministro Franceschini per aver firmato il decreto che innalza le tariffe dell'equo compenso.

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a cura di Dario D'Elia

"Franceschini ha fatto la cosa giusta", scrive Luca Scordino del Consiglio di Gestione SIAE su Il Fatto Quotidiano. Il tema è quello dell'equo compenso. Il Ministro per i Beni Culturali infatti venerdì scorso ha firmato il decreto che innalza tutte le tariffe applicate ai dispositivi elettronici capaci di effettuare copie audio e video.

Ministro Franceschini

"Franceschini (ed evidentemente il governo) è dalla parte della cultura e della industria italiana (quella vera). Chapeau, dunque", prosegue Scordino. "E chapeau anche a chi in Siae (presidente, vicepresidente, direttore generale, consiglio di gestione e di sorveglianza tutto, dirigenti, dipendenti, sindacati) ha lavorato compatto a questo risultato, basando la propria azione su un solo principio: non la perfezione, ma la serietà (certamente sì)".

Novità tariffarie (il dato della Germania è stato omesso poiché le tariffe erano basse)

Solo la SIAE esulta, perché gli italiani in fondo si ritrovano costretti a pagare di più hard disk, smartphone, PC, tablet e qualsiasi altro prodotto che consente l'archiviazione dati. "Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale", sostiene Franceschini. "Il decreto non introduce alcuna nuova tassa, ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione a uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge".

Trend equo compenso

Nello specifico dovrebbero essere i produttori a farsi carico della tassa, ma come ben sappiamo da sempre la rigirano sui consumatori. Se prima sui tablet e smartphone gravava rispettivamente con 1,90 euro e 0,90 euro, adesso si parla di un minimo di 3 euro se la memoria è di 8 GB fino a un massimo di 4,80 euro oltre i 32 GB. Previste anche 0,36 euro per le memory card con 4 GB di capacità (in Francia sono 0,32 euro e in Germania 0,91), 0,20 euro per i dvd (in Francia sono 0,90 euro), eccetera.

Equo compenso nel mondo 2012

Il Ministro sostiene che in Francia e Germania le tariffe siano molto più alte, ma dimentica al solito il parallelo con i paesi dove l'equo compenso non esiste oppure dove il balzello è una bazzecola. Basterebbe dare un'occhiata al rapporto 2012 sulla copia privata della World Intellectual Property Organization. Per altro risulta dai dati che l'Italia per raccolta complessiva è seconda solo alla Francia.

Raccolta UE

L'unica consolazione è che l'aumento delle entrate (dagli attuali 80 milioni a circa 200 milioni) sarà destinato dalla SIAE "per la promozione di giovani autori e artisti e di opere prime". Con tutto il rispetto per gli emergenti 120 milioni di euro forse sono un po' troppi. 

La nota di chiusra non può che riguardare quella famosa indagine commissionata dal precedente ministro Bray sul comportamento degli italiani in relazione alle copie digitali. Ebbene, non è mai stato diffuso pubblicamente ma secondo più fonti avrebbe confermato che questa abitudine ormai appartiene solo al 10% della popolazione. Insomma, quel rapporto avrebbe "tagliato le gambe" al decreto.

Aggiornamento 13.30. Altroconsumo ha deciso di ricorrere al TAR del Lazio per bloccare l'aumento dell'equo compenso. "Gli aumenti non sono giustificati né dai dati di utilizzo di dispositivi mobili in Italia, scenario in evoluzione stabile, né da un semplice e forzato confronto con quanto accade in Francia e Germania: la misura è anacronistica, già minoritaria in Europa - in Spagna è stata abolita di recente - dove sta scomparendo di pari passo con l'evoluzione dei modelli di business e di condivisione dei contenuti online", si legge nella nota.

"Per Altroconsumo gli aumenti sono illogici e la tassa è iniqua; se ne chiede l'abolizione attraverso la petizione sul proprio sito, che ha già raggiunto i 20.000 sottoscrittori  e sulla piattaforma change.org, dove hanno aderito in 60.000".

"La misura è minoritaria in Europa; l’Italia si sta spingendo nella direzione sbagliata, in controtendenza: la Spagna ha abolito l'equo compenso, per evitare di penalizzare la propria economia digitale e cercare di guardare al futuro. Un tema che si pensava caro al Governo Renzi, anche in vista del semestre italiano di presidenza europea: da mesi sulla riforma della Direttiva sul Copyright si è aperta una discussione a livello internazionale sulla revisione dell'equo compenso per copia privata, considerato da più parti un meccanismo rozzo ed obsoleto. Al contrario, il decreto è a sfavore della modernizzazione e dell'innovazione del Paese e ha aumentato le tariffe nonostante tutti gli indicatori deponessero a favore di una riduzione".

"Il ministero per i Beni culturali aveva commissionato un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche fossero cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare un aumento verticale dell’equo compenso, come pretendeva la Siae, beneficiaria della tassa. I risultati di tale indagine, per lungo tempo non resi pubblici dal nuovo ministro Franceschini, erano chiare: solo il 13% dei consumatori infatti fa effettivamente copie private e di questi solo un terzo usa smartphone e tablet".

"Se aggiornamento dell’equo compenso doveva esserci, avrebbe dovuto essere al ribasso, con una riduzione delle tariffe".