Sky vuole rottamare l'Auditel: favorisce la vecchia TV

Sky ancora una volta alza la voce contro l'Auditel, il sistema di rilevamento dell'audience televisivo. Il moltiplicarsi di nuovi sistemi distributivi e di fruizione televisiva non sembra essere tenuto di buon conto. I dati Auditel di fatto difendono gli equilibri industriali consolidati negli anni.

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a cura di Dario D'Elia

L'Auditel non è in grado di rilevare adeguatamente il fenomeno della televisione digitale. Sky Italia è sul piede di guerra: inaccettabile che si continui a fare affidamento su uno strumento così antiquato e imperfetto. "Oggi (venerdì 9 dicembre, NdR.), per la terza volta nelle ultime sei settimane, Auditel non è in grado di rilasciare i dati di ascolto relativi alla giornata di giovedì nell'orario abituale, facendo registrare ritardi di diverse ore motivati da problematiche di carattere tecnico", si legge nel comunicato infuocato del broadcaster. 

"Le problematiche riscontrate in queste ultime settimane purtroppo invece ci dicono che tale efficienza tecnica non solo non è stata raggiunta ma più in generale il sistema appare ormai inadeguato rispetto alle reali esigenze del mercato".

Auditel Meter

Il problema di fondo è che il successo di Sky sta rompendo equilibri industriali di vecchia data. La società privata Auditel è detenuta dalla TV pubblica (33%), TV private (33%), settore pubblicità (33%) e la Federazione Italiana Editori Giornali (1%). Tutto si può dire tranne che sia super partes: a tutti gli effetti non può che essere paladina dello status quo. Per di più la maggioranza dei consiglieri sono RAI, seguiti da quelli Mediaset. Sky è presente solo con un rappresentante (di minoranza) nel comitato tecnico.

Insomma, decide la vecchia televisione – quella in declino per intendersi. E così trasmissioni come Servizio Pubblico di Michele Santoro sembrano ridimensionate nel loro reale successo. Gli apparecchi di rilevamento (meter) istallati nelle case di circa 5.200 famiglie italiane (corrispondenti a 14.000 individui) svolgono ancora adeguatamente il loro lavoro? Le associazioni dei consumatori e gli istituti di statistica indipendenti dicono di no

"Oggi, dopo l'avvento e l'affermazione della televisione digitale, multicanale, tematica, criptata e free, il moltiplicarsi di nuovi sistemi distributivi e di fruizione televisiva (dalla televisione in mobilità, ai servizi via cavo, fibra, alle offerte OTT-Over the top) questa impostazione risulta evidentemente antiquata", continua Sky nel comunicato.

Servizio Pubblico

E quindi l'unica risposta al problema è quello di sedersi a un tavolo "per confrontarsi costruttivamente su come adeguare il sistema di rilevazione degli ascolti televisivi alle esigenze reali del mercato, in un'ottica di trasparenza, efficienza e non discriminazione".

L'unico ostacolo è rappresentato dal fatto che a tutti è ben chiaro quale sia il trend: la TV perde terreno e il Web incalza. Di fronte a uno scenario ben fotografato dall'ultima indagine Demos-Coop è evidente che l'industria televisiva tradizionale tenti di tamponare la falla. Nel segmento informazione oggi gli italiani che si affidano alla TV quotidianamente sono l'83%, ma nel 2007 erano l'87%. Quelli che scelgono il Web hanno raggiunto quota 38,7% e nel 2007 erano solo il 24,8%.

Auditel, Rai e Mediaset sono avvertite.