Smartphone a scuola, l'Italia verso l'addio al divieto?

Se tutti gli studenti potessero usare liberamente lo smartphone la scuola potrebbe essere migliore, sempre che ci sia anche un aggiornamento dei metodi didattici, dei professori e degli studenti stessi. Lo suggerisce anche Davide Falcone, Sottosegretario presso il MIUR

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Davide Faraone, Sottosegretario di Stato del MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) ritiene che sia giunto il momento per sdoganare l'uso dello smartphone in classe. Un'opinione che per il momento è affidata solo alla stampa, forse come strumento per tastare il terreno in previsione di una proposta ufficiale.

"Per arrivare a una digitalizzazione sempre più diffusa nelle scuole, è anacronistico vietare l'uso di qualsiasi dispositivo in classe" ha affermato Faraone, in controtendenza rispetto a una norma che vige dal 2007 e che appunto vieta agli studenti di usare il cellulare o altri dispositivi in classe – con sanzioni a discrezione dell'Istituto.

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"Dobbiamo istituzionalizzarne l'utilizzo, togliere il proibizionismo", continua Faraone. E poi starà agli insegnanti e ai dirigenti il compito di insegnare ai ragazzi come fare di questi oggetti strumenti che possano potenziare il processo di apprendimento.

"Con buona pace di chi da anni mette in guardia contro le derive da cronaca nera, la violazione della privacy, lo scambio smodato o sconsiderato di video e messaggi che risvegliano istinti vessatori o eccessi di ironia", commenta Antonella De Gregorio sul Corriere della Sera. Pericoli che tuttavia non sparirebbero da un giorno all'altro, e di certo non potremo abbassare la guardia ancora per molto tempo.

"Abbiamo investito oltre un miliardo di euro per il Piano nazionale scuola digitale, un piano che sta già dando i suoi effetti (vedi anche Scuola Italiana Digitale: hardware, Rete, soldi per la formazione). Certo però, è paradossale che in un contesto simile si continuino a proibire smartphone e tablet, che pure sono strumenti della didattica" sostiene infatti Faraone. Secondo il Sottosegretario, inoltre, proprio una diffusa accettazione dello smartphone a scuola potrebbe aiutare a combattere il fenomeno del cyberbullismo.

"Non è bloccando la tecnologia che si può fare formazione nel nostro Paese, basta con un luddismo inutile e dannoso Ai ragazzi spieghiamo come usare questi dispositivi in maniera virtuosa e a vantaggio della didattica, diamo anticorpi per combattere in maniera critica il cyberbullismo".

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È abbastanza facile sposare le tesi di Falcone. Nella società moderna lo smartphone è un oggetto di uso quotidiano, e appare assurdo che la scuola faccia finta che non sia così, proprio quel luogo dove passiamo la maggior parte della nostra gioventù e dove ci formiamo come individui. Sembra un errore grossolano: in classe deve o dovrebbe riprodursi una situazione simile a quella esterna.

Ci sono tuttavia diversi nodi da sciogliere: la settimana scorsa per esempio abbiamo ricordato come diversi insegnanti nel mondo ritengano i dispositivi connessi una fonte di distrazione. Non lo sono per definizione, ma è necessario rivedere profondamente l'impianto didattico della scuola italiana, bisogna saper coinvolgere l'alunno, renderlo partecipe del suo apprendimento, far sì che impari a imparare. Solo così potrà usare lo smartphone per imparare di più, meglio e più in fretta. Perché, come ci ha ricordato il dirigente Salvatore Giuliano, "quando il ragazzo si distrae vuol dire che il danno è già fatto" – a quel punto poco importa che abbia o no uno smartphone.