Smartphone e video uccidono la Terra a colpi di carbone

Il consumo energetico globale della tecnologia ICT non fa che aumentare, e rappresenta già il 10% di quello annuo totale.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La tecnologia dell'informazione assorbe il dieci percento dell'elettricità mondiale, o 1500 terawatt all'anno. Lo sostiene il resoconto pubblicato da Digital Power Group, società che ha tentato di unire dati provenienti da diverse indagini. E il quadro non può che peggiorare in futuro.

Lo studio (PDF) s'intitola "The Cloud begins with coal", cioè "la nuvola nasce dal carbone", perché a livello mondiale questo combustibile fossile è la principale fonte di elettricità. A sponsorizzare la ricerca due gruppi d'interesse legati al carbone stesso, la National Mining Association e la American Coalition for Clean Coal Electricity.

Consoliamoci, a fine '800 era anche peggio

La ricerca punta il dito contro i servizi cloud: dall'email alla musica in streaming, dal backup online alla navigazione in auto. Chi li usa non è consapevole dei costi energetici, che si realizzano in luoghi remoti di cui si sa poco o nulla. Si pensa al dispositivo, al data center, ma raramente a ciò che sta in mezzo: la Rete, l'infrastruttura di cavi, amplificatori, router. Ecco cosa assorbe tanta energia. 

E i consumi sono a dir poco spettacolari: con una sola ora di video alla settimana, su smartphone o tablet, si consuma la stessa energia assorbita da due frigoriferi in un intero anno - senza contare il consumo del data center (i server di YouTube, per esempio) o la ricarica del tablet. Ma il resto del report non si fa sfuggire nulla, e prende in considerazione persino l'energia consumata per produrre i microchip che stanno dentro ai dispositivi, di ogni genere essi siano.

E naturalmente i consumi continueranno ad aumentare, perché anche se migliorano per efficienza i dispositivi usati crescono in numero e densità. Ogni giorno siamo più affamati di dati, e in proporzione divoriamo più terawatt. Senza considerare il crescente numero di paesi che entrano nel club dei grandi consumatori come Cina, India, Brasile e così via.

A quanto pare siamo in un circolo vizioso, e il ritmo con cui si diffondono le fonti energetiche alternative e più ecocompatibili è semplicemente inadeguato. Continuiamo a bruciare carbone e petrolio, perché chi consuma tanta energia vuole che sia il più economica possibile: una buona notizia per i gruppi d'interesse che hanno commissionato lo studio, ma un dramma per il resto del mondo. Con buona pace di chi contava sul protocollo di Kyoto.

La conclusione del documento è semplice: possiamo aspirare a un vero cambiamento solo se ognuno di noi diventa pienamente consapevole di cosa significa usare uno smartphone o mandare una mail, in termini di consumi energetici.

Possiamo sperare che i dati siano stati manipolati, a tutto beneficio dei committenti. Non sarebbe nemmeno la prima volta, ma basta guardarsi in giro per capire che i dati sono almeno credibili. Ma come si fa a conciliare tutto? Perché vogliamo più smartphone, più tablet, più dati wireless per ognuno di noi, ogni giorno e a prezzi bassi. Ma vogliamo anche un pianeta più pulito e più sano.

Vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca, sì. Ma per il buon vino, non per le esalazioni tossiche di una Londra vittoriana.