Smartphone nelle magliette con lo switch spesso 3 atomi

Ingegneri di Stanford, tramite una simulazione al computer, hanno mostrato come realizzare un cristallo che agisce come un interruttore passando tra due strutture, una conduttiva e una isolante. Potrebbe trattarsi di un materiale utile alla creazione di elettronica flessibile.

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a cura di Manolo De Agostini

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Stanford ritiene di aver scoperto un nuovo materiale flessibile in grado di passare tra due stati elettrici e quindi, all'occorrenza, che può essere programmato. È un cristallo con uno spessore di soli tre atomi formato da uno strato atomico di atomi di molibdeno incastonato tra due strati atomici di atomi di tellurio.

Si tratta di due elementi che sono attualmente usati come additivi per realizzare leghe, come l'acciaio. Il tellurio è un componente importante anche di molte celle solari moderne. Le simulazioni al computer hanno dimostrato ai ricercatori che molibdeno e tellurio formano un reticolo cristallino simile a un foglio che ha la notevole capacità di comportarsi come un interruttore passando tra due diverse strutture atomiche - una conduce l'elettricità, l'altra no (isolante).

Per passare tra uno stato e l'altro serve poco sforzo - basta far estendere o contrarre il materiale - e per questo, secondo il team leader Evan Reed, questo cristallo super-sottile potrebbe essere utile per creare elettronica che sia leggera e flessibili come fibre ottiche. Teoricamente questo tipo di materiale potrebbe avere il potenziale di ridurre il consumo energetico e consentire di creare abbigliamento intelligente - immaginate un cellulare o un sistema GPS all'interno della vostra maglietta.

Le simulazione, al momento, non sono ancora supportate da conferme sperimentali, ma rappresentano l'avanguardia di una nuova branca della scienza dei materiali - la scienza dei materiali computazionale - che approfondisce il comportamento delle sostanze monostrato. La prima e più famosa è il grefene. "Siamo come scout in avanscoperta che sondano il terreno e cercano i materiali migliori", ha dichiarato Reed. "Nessuno sapeva che tutto ciò era possibile perché non sapeva dove andare a cercare", ha aggiunto Karel-Alexander Duerloo, un altro ricercatore coinvolto nello studio.