Smartphone vietato ai concerti: civiltà o prevaricazione?

Fa discutere la decisione di alcuni artisti e organizzatori di concerti di vietare l'uso degli smartphone durante i concerti sfruttando una borsetta sigillata.

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a cura di Dario D'Elia

Hai speso centinaia di euro per vedere il concerto dei tuoi sogni, ma non riesci neanche a vedere il palco perché migliaia di persone stanno con le braccia alzate a riprendere o scattare con lo smartphone. È questo lo scenario che ormai si replica in tutto il mondo. Che si tratti degli U2 o Gigi D'Alessio. Alcuni organizzatori, band e cantanti però hanno detto basta e stanno facendo scattare divieti. Per di più con l'ausilio di un accessorio sviluppato dalla startup Yondr.In pratica si tratta di una piccola borsetta per smartphone che dopo il controllo biglietti viene consegnata agli spettatori. Vi si ripone il proprio terminale e viene chiusa dagli addetti con una sorta di calamita che ricorda gli anti-taccheggio dei negozi. Ovviamente dopo il concerto bisogna rifare la trafila per lo sblocco.

concerto

Per quanto possa apparire un'iniziativa bizzarra, negli Stati Uniti, e non solo, sta avendo molto successo. La prossima estate verrà adottata a Parigi durante i concerti di Jack White, ex leader dei White Stripes. Ma ci sono stati esperimenti anche durante le performance di Alicia Keys, Guns N' Roses, Maxwell e tanti altri, compreso Bob Dylan.

Yondr
Yondr

L'organizzazione del tour di Jack White, Radical Production, ha esplicitamente parlato di "concerti senza telefono". Sostiene che "piacerà vivere insieme il concerto al cento per cento nel momento presente, e condividere il nostro amore per la musica, senza intermediari".

yondr come funziona

E quindi per le foto e i video? Ci penserà l'organizzazione diffondendo tutto sui social e altre piattaforme online. Insomma, la questione è chiara.

Il commento

Da una parte c'è un comportamento ai limiti della civiltà e del buon senso. Dall'altra interessi commerciali. Inutile girarci intorno, chi investe per i concerti non vuole vedere youtube popolato di video "rubati" durante i live.

Ora, con piglio pragmatico bisogna riconoscere che un intero concerto illuminato dai Flash degli smartphone non è un bel vedere. Qualche scatto, una ripresa ogni tanto, potrebbe essere anche tollerabile ma con migliaia di persone tutto diventa ingestibile.

Però bisogna riconoscere che il desiderio di "registrare" quel che ci accade - soprattutto se eccezionale - è diventato parte del nostro quotidiano digitale. Se vogliamo definirlo come un comportamento deviante ormai cristalizzato forse non si sbaglia di molto, ma un teenager o uno young adult potrebbe pensarla diversamente. Chi è nato con lo smartphone in mano non ha percezione di un tempo che fu "analogico". Gli young adult invece sono indifendibili.

Forse il punto chiave è che le "devianze" del passato legate ai concerti avevano un qualche piglio culturale e movimentista. Se si guarda a vecchie immagini di Woodstock è subito comprensibile per quale motivo la società borghese potesse bollare l'evento come incivile. Eppure quella "inciviltà" (secondo i canoni dell'epoca) ha prodotto una rivoluzione di cui sotto il profilo delle libertà godiamo ancora in questi tempi.

Oggi si bolla lo scatto bulimico come incivile perché sembra vuoto e privo di sostanza. Si socializza il digitale in ogni forma, ma nel mondo reale il dibattito correlato appare ai minimi.

Io credo che si possa trovare legittimamente fastidiosa questa febbre da ripresa. E in luoghi chiusi più piccoli, come ad esempio un teatro, è probabilmente ancora peggio. Ma vai a spiegare alla massa il divieto di smartphone. Vagli a spiegare che la macchina del tempo esiste già ed è la nostra memoria. Fatta di immagini, sensazioni, suoni e profumi. Lo so, è l'approccio di un "anziano" alla questione. Ma la civiltà ha bisogno anche di questi argini per difendersi dalla barbarie.

Che poi anche io qualche scatto o piccolo video alle recite delle mie figlie lo faccio. Però mi vergogno. E il mio stupido pudore forse è proprio la frontiera.