Social network pericolosi, proteggiamo i ragazzi

Un vescovo inglese accusa i social network di "deumanizzazione", mentre il governo australiano cerca di educare i ragazzi all'uso della rete.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un arcivescovo inglese vede nei social network un'opera del demonio, perché allontanano i ragazzi dalla realtà, li desensibilizzano alle relazioni umane e li rendono incapaci di gestirsi fuori dalla rete. Una serie di qualità negative che rendono Facebook e MySpace, potenzialmente, diretti responsabili di eventi tragici come il suicidio.

L'arcivescovo Vincent Nichols trova ispirazione, infatti, nel suicidio di un'adolescente, che non ha retto alle pressioni e alle vessazioni online perpetrate da alcuni compagni di classe, e accusa i social network, che "ti creano una rete di amicizie fasulle, che poi collassa e ti lascia nella desolazione". E sappiamo che c'è anche di peggio, come il caso di cui abbiamo parlato qualche tempo fa.

Nichols  però dimentica che il bullismo e i maltrattamenti tra adolescenti, e non solo, sono un problema sociale e umano che esiste da sempre, che sta trovando in rete nuove forme, che semplicemente non conosciamo e non siamo ancora capaci di gestire.

Qualcun altro, però, ci ha pensato: è il governo australiano, che ha messo a punto un progetto pilota per il contenimento e la riduzione del cyber-bullismo. Anche in questo caso, la spinta, purtroppo, è stata un caso di suicidio legato alla rete.

Un piccolo passo, non esente da critiche, che viene da un paese che si è rivelato fin  troppo zelante quando si tratta di limitare l'accesso ai prodotti digitali, ma che resta un segnale importante, che non possiamo che apprezzare, perché cerca di trasferire online le stesse buone norme di comportamento che cerchiamo d'insegnare ai nostri figli nella "vita vera", ammesso che la distinzione abbia ancora senso.

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