Sorveglianza totale: Google e altri chiedono più libertà

A proposito dello scalpore suscitato dalla scoperta di PRISM (ma davvero c'era ancora qualcuno che non sapeva che i governi controllano le comunicazioni?), Google si fa promotrice di una richiesta al governo americano per fornire più informazioni agli utenti

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La privacy è importante, ma molto meno della sicurezza nazionale. Questo è un fatto risaputo e, per quanto possa dar fastidio il concetto, non c’è ombra di dubbio che qualsiasi governo rispetti questo assioma.  Certo, sarebbe stato bello saperlo, ma non è che siamo mai mancati gli avvertimenti a proposito di controllo governativo.

Adesso, comunque, le aziende che sono tra le più controllate vorrebbero almeno mettere al corrente gli utenti di cosa accade "dietro le quinte" e per questo Google si è fatta promotrice di una iniziativa tesa a una maggior informazione degli utenti. Ovviamente, però, bisogna passare per il beneplacito di chi questi dati li "sniffa" e allora ecco che partono delle "lettere aperte" che chiedono maggior rispetto per chi viene spiato.

In particolare sia Microsoft che Facebook, si sono aggiunte alla richiesta di trasparenza di Google diretta al procuratore generale di stato Eric Holder e all'FBI:

Nella lettera, il capo della divisione legale di Google David Drummond chiede al procuratore la possibilità di "pubblicare numeri aggregati delle richieste della sicurezza nazionale, incluse le divulgazioni relative al FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act)".

Il consigliere generale di Facebook Ted Ullyot ha anch'egli dichiarato che vorrebbe pubblicare un report, come richiesto da Google e da Twitter, ma che per ora Facebook non si è ancora mossa in modo ufficiale. Al tempo stesso è però dubbioso dell'idea e dichiara "in passato, abbiamo discusso del valore di rilasciare un report per trasparenza ma che, proprio a causa delle restrizioni in merito al materiale che è possibile divulgare, è ovviamente incompleto e rischia di confondere gli utenti più che di far chiarezza". Ed aggiunge "saremmo comunque favorevoli all'opportunità di presentare un report di trasparenza per permetterci di condividere una visione completa delle richieste che il governo ci manda, a tutti gli utenti di Facebook in tutto il mondo, ed il modo in cui noi rispondiamo".

Gli atti di non divulgazione che obbligano Google a non diffondere quante richieste FISA riceva, nonché il numero di account che ne sono coperti, non fanno altro che alimentare le speculazioni di come "il nostro comportamento in merito a queste richieste, fa sembrare all'esterno che il governo USA abbia totale ed incondizionato accesso ai dati [di Google]", cosa che è "falsa" come dichiara Drummond nella sua lettera.

Microsoft dal canto suo, ha dichiarato alla BBC che una maggiore trasparenza sulle richieste del governo "aiuterebbe la comunità a comprendere e dibattere su tali importanti questioni". Per una qualche ragione, Twitter era assente dalla lista delle nove maggiori compagnie specificate come quelle che davano diretto accesso ai loro server al governo, dal "leaker" Edward Snowden.

Nonostante ciò, questo martedì, Twitter ha supportato la richiesta di maggiore trasparenza fatta da Google e tra gli altri da otto senatori (tra cui Jeff Merkley) che chiedono di declassificare (cioè non coperte da segreto) le osservazioni della corte FISA che autorizzano programmi come PRISM. Ecco il tweet del consigliere generale di Twitter, Alex Macgillivray che dice "sono perfettamente d'accordo con Google, col senatore Jeff Merkley e Twitter supporta gli sforzi per fare che tutto ciò (maggiore trasparenza, ndr) possa avvenire".

Adesso, capiamo la dedizione totale alla missione aziendale, ma un tema come questo, forse, ci sta un po' stretto in 140 lettere...

Anche Mark Zuckerberg ha scritto un post di proprio pugno in merito al fatto che il governo USA abbia delle backdoor ai server delle varie compagnie coinvolte:

Ok, fino a ieri non avevi sentito parlare di Prism, ma che il governo chieda dei dati lo dovevi sapere per forza...

Zuckerberg scrive "Non abbiamo mai ricevuto alcuna richiesta da parte di corti o altre agenzie governative nelle quali ci fossero domande di moltissimi dati o informazioni in grosse quantità come quella riportate da Verizon. E anche se le avessimo ricevute, le avremmo combattute con vigore. Non avevo mai sentito parlare di PRISM prima di ieri".

Ora, sembra necessario chiarire cosa significhi la "back door" che il governo USA avrebbe sui server delle varie compagnie coinvolte. Il New York Times ha cercato di descriverlo così: "al posto di aggiungere una backdoor ai server, le compagnie sono state invitate a creare una sorta di mailbox sicura dando al governo la chiave. I dati sono condivisi solo dopo che i legali della compagnia hanno visionato ed approvato le richieste FISA secondo i propri criteri. I dati quindi non sono inviati automaticamente o spediti in pacchetti ed il governo non ha alcun accesso diretto ai server. È solo un modo sicuro ed efficiente di gestire i dati" e continua: "le richieste FISA variano da ricerce su persone specifiche fino a questioni di intelligence più ampie come la ricerca di log su certi termini e altro. L'anno scorso ci sono state 1856 di queste richieste, con un aumento del 6% rispetto all'anno precedente".

Sembra quindi che PRISM, che poi altri non è che il nome del sistema di computer che si occupa di spulciare e catalogare i dati ricevuti, non sia così terribile come inizialmente paventato; è curioso sapere che l'acronimo ufficiale di tutto il programma sia "CIPS702FISA", ovvero "Collection of Intelligence Pursuant to Section 702 of the Foreign Intelligence Surveillance Act", che è francamente impronunciabile. Di lì l'improprio, ma comodo, uso di "PRISM" per denominare il programma di sorveglianza sulla bocca di tutti da qualche giorno a questa parte.