Orbita o non orbita, questa è la differenza

SpaceX è riuscita al quinto tentativo a far decollare il razzo Falcon 9 e a consegnare il satellite SES in orbita geostazionaria. Peccato che non siano arrivate in diretta le immagini dell'atterraggio del primo stadio.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Orbita o non orbita, questa è la differenza

Oltre a SpaceX anche Blue Origin sta lavorando all'atterraggio di razzi in verticale, con il razzo riutilizzabile New Shepard.  Il successo, in questo caso al primo tentativo, è andato a segno a novembre 2015, quando New Shepard durante un test senza carico ha raggiunto un'altezza di poco superiore ai 100 chilometri, è rientrato e si è appoggiato a terra senza danni.

Come avevamo sottolineato ai tempi, nella percentuale di successi nei test (perché di test ancora si tratta) entrano in gioco molti elementi. Andare nello Spazio non vuol dire solo salire tanto, tanto in alto, ma viaggiare a velocità molto elevata in direzione orizzontale per contrastare la gravità ed evitare di ricadere in atmosfera. New Shepard ha compiuto un volo verticale raggiungendo la massima quota di 100,5 km quindi è rientrato. I Falcon 9 sono arrivati a 140 km e hanno volato a in orizzontale per 345 km a una velocità massima di Mach 10 (10.000 km/h).

Inoltre i Falcon 9 hanno svolto tutti i test a pieno carico, al contrario di New Shepard. Queste erano le ragioni che aveva addotto Elon Musk dopo il fallimento di SpaceX a breve distanza dal successo dell'azienda concorrente.

Giovanni Sylos Labini conferma, aggiungendo che "il fatto di avere un'orbita, e quindi un rientro da gestire, crea degli stress strutturali importanti, quindi rende molto più delicata l'operazione".

Ci sono strategie alternative?

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"Ci sono diverse strategie per fare questo. Un altro approccio è quello di utilizzare un velivolo specifico per fare una prima parte della messa in orbita e poi usarlo come rampa di lancio. Questo consentirebbe comunque di ridurre i costi del lancio e di avere una parte maggiore di risorse riutilizzabili, e quindi in qualche modo di abbassare il costo. È una cosa che già si fa con satelliti più piccoli (CubeSat, ndr) e soluzioni simili sono allo studio anche da parte di aziende sul fronte del turismo spaziale, come Virgin Galactic".

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