Spazzatura spaziale: ci pensa l'Italia a far pulizia

L'azienda italiana D-Ortbit ha ideato un sistema per prevenire l'inquinamento spaziale.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I satelliti fuori uso alla deriva nello Spazio sono sempre di più, e il progetto multimilionario di pulizia spaziale promosso dagli svizzeri non è l'unica soluzione percorribile per risolvere il problema. Anzi, noi italiani siamo ben più previdenti dei nostri cugini d'Oltralpe, se ci impegnano.

Merito di D-Orbit, un'azienda italiana fondata dall'ingegnere aerospaziale Luca Rossettini, che la scorsa settimana è salito sul palco del TEDx Lake Como per spiegare cos'è la sostenibilità nello spazio e perché è importante garantire a tutti noi un accesso pulito e sicuro allo Spazio.

Spazzatura spaziale

Ci sono centinaia di milioni di frammenti di detriti nello Spazio, e la caduta sulla Terra è solo uno dei problemi che comportano. "Il problema continua a crescere e nei prossimi 8 anni lanceremo altri 1200 satelliti - ha spiegato Rossettini - e si potrebbe arrivare a una situazione come quella descritta da Kesller nel 1991: una collisione a catena che porterebbe alla distruzione di tutti i satelliti attorno alla Terra, creando una nube di detriti tale per cui non riusciremmo a lanciare più nulla e non potremmo più mettere il naso fuori dall'atmosfera".

Qualcuno potrebbe pensare "chi se ne frega" prosegue Rossettini, in realtà il problema avrebbe rispercussioni sulla nostra vita terrestre di tutti i giorni perché "la maggior parte della tecnologia che noi oggi usiamo arriva dallo spazio. Pensate alle telefonate intercontinentali, ai voli aerei, ai navigatori GPS, ai satelliti per il monotoraggio metereologico, agricolo, medico, oceanico, per gli incendi, i terremoti, e molto altro. Tutto questo potrebbe non esserci più".

Gli svizzeri pensano a ripulire la situazione attuale con CleanSpace One, un satellite robotico che avrà il compito di afferrare grossi detriti spaziali e spingerli verso la Terra. D-Orbit guarda invece avanti e pensa a come non peggiorare la situazione, installando sui satelliti prima del lancio dei dispositivi in grado di rimuoverli dall'orbita terrestre al termine della loro vita.

Tecnicamente si chiama deorbitaggio (da qui il nome dell'azienda) e consente di risolvere alla radice il problema dell'inquinamento spaziale. Quando necessario, ossia quando il satellite viene messo in disuso, può essere azionato direttamente dalla Terra per scagliare il rottame verso l'atmosfera per distruggerlo (lo stesso concetto ideato dagli scienziati svizzeri), farlo rientrare in una zona sicura e precedentemente identificata sulla Terra (di solito nel Pacifico), oppure spingerlo in un'orbita più lontana da quelle commerciali (detta orbita cimitero) dove non darà più alcun fastidio.

Nessun costo per la gestione della spazzatura spaziale, nessun rischio di collisione con la Terra o con qualsiasi altro veicolo spaziale: una soluzione che funziona, e che ha consentito alla startup italiana di classificarsi finalista alla Mind the Bridge Business Plan Competition, vincendo la possibilità di essere incubata nel febbraio 2012 presso la sede della Mind the Bridge di San Francisco, e che ha permesso all'azienda di aprire una filiale statunitense a Simi Valley, in California.

Se avete tempo guardatevi l'intervento di Luca Rossettini, che trovate anche su You Tube e se avete delle domande che vi piacerebbe porgli fatecele avere: stiamo cercando di contattarlo per intervistarlo.