Spegnere Internet per bloccare gli studenti copioni

Gli studenti iracheni si giocano il futuro agli esami scolastici, e questo porta a un mercato nero delle risposte. Un mercato che passa da Internet, così la risposta non ufficiale del governo è bloccare ogni accesso alla Rete nei momenti più critici.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L'Iraq "spegne" Internet per evitare gli studenti copino e imbroglino agli esami scolastici. Non è la prima volta, e non è nemmeno una presa di posizione ufficiale del governo di Baghdad. Il dato infatti emerge da un'analisi di DYN Research: i dati mostrano che la rete irachena "cade" periodicamente, proprio in concomitanza con gli esami scolastici.

I dati, in particolare, mostra che da sabato a oggi ci sono stati tre blocchi, ognuno dei quali è durato tre ore, dalle 5:00 alle 8:00 (ora locale). Il fenomeno si era già verificato l'anno scorso, con modalità del tutto simili. Oggi come allora, il governo iracheno non si è pronunciato ufficialmente per confermare l'ipotesi secondo cui sarebbe una scelta deliberata per tenere gli studenti sotto controllo. Ma non ha nemmeno detto o fatto nulla per smentirla.

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L'associazione SMEX, che si occupa di diritti umani, ha inoltre ottenuto un messaggio email con il quale un provider iracheno avvisava i propri clienti riguardo al fatto che sarebbe mancato l'accesso a Internet, a seguito di "ordini ministeriali". Un altro provider ha pubblicato un messaggio simile su Facebook.

Si tratta evidentemente di una misura estrema. Secondo Sean Gallagher, un giornalista in forza ad Ars Technica, la spiegazione sta nel sistema educativo. In Iraq infatti l'accesso all'educazione è garantito solo fino ai 12 anni circa. Successivamente bisogna affrontare un esame, e solo chi lo supera con successo può continuare a studiare. "Con una pressione del genere, ci sono ragioni altrettanto forti per imbrogliare", scriveva Gallagher l'anno scorso.

Anche gli studenti italiani (e nel resto del mondo) cercano di usare smartphone e Internet per superare gli esami, ma la situazione irachena è diversa: la testata Vocativ – specializzata in giornalismo investigativo – riporta infatti che nel paese mediorientale si è sviluppato un vero e proprio mercato nero delle risposte.

"Generalmente ciò che accade è che qualche insegnante dà le risposte a studenti disposti a pagare, che a loro volta le vendono online". L'orario critico è proprio tra le 05:00 e le 08.00, quando gli insegnanti finiscono di preparare i materiali e sono pronti a comunicare le risposte tramite Facebook, Whatsapp e mezzi simili.  "È interessante notare che l'Iraq non è l'unico paese che blocca l'accesso a Internet per dei test", si legge ancora sull'articolo di Vocativ. È successo anche in Uzbekistan e nello stato indiano del Gujarat.