Spie USA infiltrate in Xbox Live e World of Warcraft

Nuovi documenti rivelano che le spie della NSA sono anche in famose reti di giochi online.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La NSA si è infiltrata anche nella rete di World of Warcraft e in quella di Xbox Live, oltre che in Second Life (e forse altre). Ne danno notizia il Guardian, il New York Times e ProPublica, tre testate tra le più autorevoli al mondo. I reporter raccontano inoltre che l'operazione ha visto la partecipazione di GCHQ, equivalente britannico dell'agenzia statunitense. La notizia ancora una volta viene dai documenti diffusi da Edward Snowden.

Forse gli investigatori hanno capito che i veri terroristi passano il tempo libero con i videogiochi, o forse si è presa per vera l'ipotesi che se fingi di essere un orco o un elfo, allora probabilmente stai preparando un attentato. Gli investigatori credono comunque che i "bersagli" possano abbassare la guardia quando giocano online.

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Speriamo almeno che si divertano quegli agenti che per lavoro hanno dovuto creare account sulle reti dedicate ai videogiochi, per passarci poi diverse ore della loro giornata alla ricerca di pericolosi criminali. Non tutti però davano la caccia ai cattivi: alcuni avevano il compito di reclutare informatori - forse avrebbero dovuto svelare l'ubicazione della bandiera nemica, ma non ne siamo certi.

Stando ai documenti i videogiochi, se adeguatamente sfruttati, possono produrre una grande quantità d'informazioni utili, a cominciare dalla creazione di precisi profili personali, o potrebbero anche servire come strumento d'infiltrazione. Senza contare i dati biometrici (voce e volti) che possono fornire. Insomma, se giocate online state attenti a quello che fate e che dite, non si sa mai.

Tutte le operazioni si sono svolte senza l'autorizzazione di Blizzard, ha detto un portavoce dell'azienda, né la società è stata informata in alcun modo. Probabilmente vale lo stesso per la rete di Microsoft, ma l'azienda di Redmond non ha rilasciato commenti.

I documenti purtroppo non ci dicono se le ore spese nei mondi virtuali hanno portato ad arrestare qualche pericoloso terrorista, eppure i raid di certo non sono mancati, né gli aumenti di livello e né tantomeno gli headshot, ne siamo certi. Risulta anche che gli investigatori hanno avuto almeno una difficoltà: spiegare ai propri responsabili che stavano lavorando e non giocando durante l'orario d'ufficio. Ci chiediamo quanti lettori abbiano già messo mano al proprio curriculum; ma ce l'avete la stoffa della spia?