Spotify sconfiggerà la pirateria italiana con garbo

Il rapporto Adventures in the Netherland di Spotify conferma che la lotta alla pirateria si può fare in diversi modi.

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a cura di Dario D'Elia

Spotify potrebbe contribuire a liberare l'Italia dalla morsa della pirateria. Un recente studio (Adventures in the Netherland) realizzato dalla stessa azienda sembra confermate che l'avvento dello streaming musicale in Europa sta incidendo positivamente sul traffico pirata.

Vengono citati i casi positivi di Norvegia e Olanda, nonché la possibilità che venga invertito il trend dell'illegalità online anche in Italia. In Norvegia (Spotify) tra il 2008 e il 2012, con lo sbarco del servizio di streaming musicale gratuito, le tracce pirata scambiate sono passate da 1,2 miliardi a 210 milioni. E se qualcuno sostiene che molto si debba all'introduzione della nuova severa legge anti-pirateria, si sbaglia di grosso. È attiva infatti solo dal primo luglio 2013.

Fatturato

"Quando si ha una buona e legittima offerta, le persone ne approfitteranno", ha commentato Olav Torvund, docente di diritto presso l'Università di Oslo. E infatti si è scoperto che il 47% (1,7 milioni) degli utenti norvegesi usa Spotify e di questi il 25% la versione premium.

In Olanda sta avvenendo lo stesso. Nel 2008 la percentuale di utenti sopra i 15 anni che scaricava musica pirata era del 32%; nel 2012 è stata del 22%. Gli indirizzi IP correlati ad attività di questo tipo erano 5 milioni mentre oggi sono circa 1,8 milioni.

Per quanto riguarda l'Italia, il sistema di analisi Musicmetric (che monitora il traffico Torrent) ha scoperto che nel 2012 ben 10,7 milioni di indirizzi IP hanno scambiato musica illegale. In pratica 77 ogni 100 connessioni residenziali. In Olanda il dato si è fermato a quota 27.

Segmentazione pirata

Stupisce però un dettaglio sui comportamenti. Lo studio ha rilevato che il 10% dei pirati italiani è responsabile del download del 38% dei file, mentre in Olanda il 10% arriva allo stratosferico 52%. Mettendo insieme il resto dei dati Spotify è giunto alla conclusione che in Italia la pirateria è un fenomeno "mainstream", ma allo stesso tempo moderatamente più facile da affrontare poiché non riguarda specialisti. Insomma, scaricano un po' tutti e saltuariamente; gli smanettoni contano meno sulla bilancia.

La FIMI ha deciso di intervenire sull'argomento riconoscendo a Spotify la bontà del suo servizio e gli ottimi effetti sul mercato. Allo stesso tempo però l'associazione sostiene che vi sia bisogno di una maggiore tutela per i detentori di copyright e che l'ausilio di strumenti di enforcement per contrastare la pirateria sia fondamentale.

Confronto con l'Olanda

"Nel corso dell'ultimo anno, in Italia, il numero di utilizzatori del protocollo Bit Torrent è calato di 600.000 unità", si legge nella nota FIMI. "I siti illegali, infine, diventano incubatori per consistenti risorse pubblicitarie, che potrebbero invece essere predisposte per le piattaforme legali esistenti e per eventuali nuove start up. In tal senso, quindi, assorbono importanti forme di sostentamento e supporto che potrebbero risultare fondamentali per vari canali esistenti, sia in fase di sviluppo e crescita che, ancor di più, in fase di lancio".

In sintesi va bene l'offerta Spotify e l'avvento di servizi legali a buon prezzo, ma la pirateria si muove veloce. E se da una parte si può cantar vittoria per le riduzioni di traffico pirata, dall'altra bisogna ricordare che file hosting e altre tecniche di scambio stanno lentamente soppiantando i vecchi sistemi.

Poi detta tutta, Spotify e altri servizi sono più comodi ed efficienti della pirateria. Offrono funzionalità di segnalazione e condivisione novità. Sono più divertenti e coinvolgenti.

Il traffico illegale insomma è destinato a perdere fascino, non sono più i tempi del pionierismo alla Napster. Oggi si può scegliere. Ieri ben poco.