Spotify vieta l'aggiramento o il blocco della pubblicità, rischio ban (per ora negli USA)

Spotify ha aggiornato i "Termini e condizioni d'uso" negli Stati Uniti, vietando l'aggiramento o il blocco delle pubblicità sul servizio streaming.

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a cura di Dario D'Elia

Spotify ha deciso di intensificare la guerra ai servizi di ad-blocking, che consentono di bloccare le inserzioni sulla versione gratuita. L'ultimo aggiornamento dei "Termini e condizioni d’uso" prevede infatti nuove regole piuttosto severe per la versione gratuita. Si legge infatti – per ora solo sulla versione statunitense – nelle Linee Guida  che non è permesso per alcun motivo "aggirare o bloccare le pubblicità sul servizio Spotify, o creare o distribuire strumenti progettati per bloccare le pubblicità".

Il riferimento è chiaramente alla versione gratuita del servizio; il rischio è di trovarsi con l'account sospeso o direttamente chiuso. Non è ancora chiaro quando e se questa novità verrà introdotta anche in Italia, ma è verosimile pensare che la direzione sia questa. Anche perché le nuove indicazioni saranno attive a partire dal primo marzo e non è neanche previsto un sistema di allerta: in caso di violazioni interverranno direttamente.

D'altronde la scorsa estate un portavoce di Spotify ha confermato che l'azienda ha "molteplici misure di rilevamento attive che monitorano il consumo sul servizio per rilevare, investigare e gestire la manipolazione artificiale dell'attività di streaming". È noto che persino la condivisione selvaggia dell'account potrebbe rischiare in futuro severe limitazioni.

Il tema è caldissimo, soprattutto da quando Spotify ha svelato che sarebbero almeno 2 milioni gli utenti che hanno soppresso gli annunci pubblicitari senza pagare. Si stima quindi che nel 2018 siano stati circa l'1,3% dei 159 milioni di utenti attivi. Insomma, guerra aperta a app modificate e sistemi di circonvenzione. Oggi è prassi spedire una mail di avvertimento, domani forse neanche quella ma solo una comunicazione secca di sospensione o ban.