Stallman punta il dito sul pericolo e-book

Il guru del movimento free software se la prende con l'industria e-book. Nel pamphlet The Danger of E-books rileva tutti i pericoli per le libertà fondamentali. La soluzione per aggirare ogni problema pare poco praticabile.

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a cura di Dario D'Elia

Richard Stallman, lo storico fondatore di Free Software Foundation, sostiene che gli e-book possano limitare le libertà personali. "Le tecnologie che potrebbero renderci più forti sono usate invece per incatenarci", scrive Stallman nel suo ultimo pamphlet The Danger of E-books. "Dobbiamo rifiutare gli e-book fino a quando non rispetteranno la nostra libertà… i libri digitali non hanno bisogno di attaccare la nostra libertà, ma lo faranno se le aziende lo decideranno. È una nostra responsabilità fermarli".

Stallman Lego

Secondo Stallman i libri tradizionali (cartacei) hanno molte qualità sottovalutate: si possono comprare in contanti nell'anonimato, non è richiesta licenza da sottoscrivere, il formato non è proprietario, si possono copiare per uso personale, etc.

Mentre invece se ad esempio si scandaglia il mondo Amazon si scoprono tanti dettagli spiacevoli, sempre secondo il guru del free software. Viene richiesta l'identità dell'acquirente, in alcuni paesi non è riconosciuto il possessore dell'e-book, vi sono licenze restrittive, il formato è segreto e accessibile solo tramite software specifici, la copia è illegale ed è consentita ad Amazon la cancellazione in remoto via back door (come successe nel 2009 per 1984 di Orwell).

"Le aziende del settore e-book dicono che negano le nostre libertà fondamentali perché è necessario continuare a pagare gli autori. L'attuale sistema di copyright fa un lavoro pessimo al riguardo; serve di più a preservare gli interessi dell'industria", continua Stallman.

Una possibile soluzione sarebbe quella di tassare gli Internet Service Provider per ricompensare gli autori in relazione alla loro popolarità. Interessante come proposta, ma quasi "artistica" considerando il momento storico (Bernabè vuole tassare i content provider).