Stampa 3D e cellule staminali, le ossa in futuro si ripareranno così?

All'Università dell'Arizona stanno lavorando a un progetto avanzato per riparare le ossa danneggiate con l'introduzione di un'impalcatura in plastica stampata in 3Dsu cui, grazie all'uso di calcio e cellule staminali, si possa poi riformare nuovo osso.

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a cura di Alessandro Crea

In un prossimo futuro sarà possibile riparare i danni ossei semplicemente facendo riformare l'osso su un'impalcatura in plastica stampata in 3D con l'aiuto di calcio e cellule staminali che stimolino la ricrescita dell'osso stesso. Non siamo ancora ai livelli di rigenerazione dell'Arma X ma lo studio che sta conducendo ‎John Szivek‎‎, ingegnere biomedico e professore di chirurgia ortopedica presso l'Università dell'Arizona, è quanto di più vicino possono consentire le tecnologie contemporanee.

La ricerca di Svizek è pensata per aiutare i veterani di guerra statunitensi che hanno subito lesioni in combattimento che possono portare a ‎‎disturbi prolungati e difetti ossei, ma nulla vieta di estendere il metodo anche in ambito civile qualora i risultati siano positivi.

Fino ad oggi la tecnica più comunemente impiegata dai chirurghi in caso di lesioni ossee‎ in cui mancano dei pezzi è il cosiddetto allotrapianto, che prevede l'impiego di porzioni ossee di donatori deceduti, conservate nelle banche ossee. Un metodo imperfetto però, che solitamente dopo un anno richiede un nuovo intervento a causa del rigetto.

‎Negli studi pilota, Szivek ha affermato di aver ottenuto "la completa riformazione dell'osso in lesioni di grandi dimensioni, in circa 3mesi". Il team, che ha ricevuto 2 milioni di dollari di finanziamenti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha ora lo scopo di trovare soluzioni per accelerare il processo di riformazione dell'osso, monitorando ad esempio l'impatto dell'esercizio sui tempi di recupero tramite sensori inseriti nella struttura tridimensionale.

Inoltre bisognerà anche verificare la tenuta dell'impianto ad anni di distanza prima di poter ricevere l'autorizzazione ad utilizzare nel quotidiano questa tecnica da parte della US Food e Drug Administration. La strada comunque è tracciata e rappresenta una concreta speranza per milioni di persone nel mondo, non solo veterani. Si pensi ad esempio ai pazienti affetti da tumore osseo o alle vittime di incidenti stradali.