Standard & Poor's ha più fiducia nell'Italia che in Telecom

Standard & Poor's si prepara a bacchettare Telecom Italia.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia rischia un rating peggiore di quello dell'Italia. Standard & Poor’s ieri ha confermato che l'attuale BBB- del gruppo, praticamente la qualità del suo debito, è destinato a peggiorare. Il debito italiano, giusto per fare un paragone, è BBB.

"Il declassamento a BB+ sembra l'opzione più probabile", commenta S&P. "Una conferma dell’attuale rating potrebbe avvenire se ci fossero eventi significativi nel breve termine". Ma come tutti ben sanno il prossimo 7 novembre l'AD Marco Patuano avrà pochi argomenti per giustificare tre trimestri difficili. Il nuovo piano industriale ha certamente del potenziale, ma la cessione delle attività sudamericane e lo scorporo della rete rimangono progetti complessi soggetti a numerose variabili interne (alla holding) ed esterne.

Sempre peggio

Passare a BB+ è davvero un problema poiché viene considerata una soglia speculativa: in pratica un'area dove non è consigliato l'investimento. Ecco perché la stampa specializzata usa il termine "spazzatura". Come se non bastasse Standard & Poor’s non esclude un declassamento di due livelli, a BB, se il profilo di credito deteriorato dovesse "alterare l’accesso al capitale o il costo del capitale". In questo caso alcuni operatori sentono di poter escludere la possibilità  considerato il recente successo ottenuto a settembre con l’ultimo bond da un miliardo. La società, sui 7 anni previsti, ha pagato un tasso di circa il 5% contro il costo medio del proprio debito pari al 5,4%.

"A nostro avviso il gruppo soffre per la crescente debolezza nella governance e nel management", prosegue S&P, ricordando le dimissioni del presidente Franco Bernabè e il rinnovato assetto di Telco. "Non c'è chiarezza nelle strategie, inclusa la continua incertezza sullo spin-off della rete e lo sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione. La struttura dell’azionariato potrebbe rallentare il processo decisionale su questioni strategiche".

La sfiducia nel titolo sarà cavalcata persino dal magnate egiziano Naguib Sawiris, che secondo la Consob, avrebbe una "posizione corta" pari all'1,2% di Telecom. In gergo vuol dire che si prepara a scommettere sulla perdita del valore del titolo, guadagnandoci. Incredibile come in poco tempo possano cambiare le cose nel settore: fino a poche settimane fa Sawiris avrebbe voluto acquisire una quota di Telco per sedersi in cabina di regia. Oggi invece è pronto ad approfittare della debolezza del Gruppo.

L'ultima nota riguarda Telecom Italia Media, che ieri ha siglato un accordo non vincolante con il gruppo editoriale L'Espresso. Si parla dell'integrazione dei multiplex del digitale terrestre. In pratica se l'operazione dovesse andare in porto potrebbe nascere il più grande operatore di rete indipendente. Cinque Multiplex con copertura nazionale (tre di TIMB e due di Rete A) gestiti da un'unica piattaforma tecnologica digitale.