Stati Uniti nella black list dei nemici di Internet

Reporter Senza Frontiere ha aggiunto gli USA alla lista di nemici di Internet.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Gli Stati Uniti sono nemici di Internet. L'affermazione è di quelle che impressionano, a maggior ragione se a farla è "Reporter Senza Frontiere", associazione che da sempre si distingue per la difesa della libertà di stampa.

La National Security Agency (NSA) si è meritata l'ingresso nell'infamante lista (PDF) a causa delle tante azioni di spionaggio globale, che da quasi un anno ormai occupano le pagine di riviste e giornali in tutto il mondo. La sorveglianza elettronica è di fatto uno strumento liberticida nell'analisi dell'associazione, alla pari della censura.

Nemici di Internet

Ed ecco che Washington si ritrova nell'insolita compagnia di Corea Del Nord, Cuba e Cina. Per gli Stati Uniti si tratta di una poco onorevole "prima volta", ma sull'elenco ci sono anche la britannica GCHQ e la russa FSB, oltre a tanti altri nomi relativamente prevedibili.

In ogni caso non si punta il dito sui governi nazionali ma le singole agenzie, che tuttavia sono legate al potere politico, dal quale prendono ordini. La linea di demarcazione tra agenzia e governo è quindi molto labile, ma comunque importante: se i governi cambiano, infatti, queste strutture restano in piedi e continuano la loro attività, mettendosi al servizio di questo o quell'altro capo di turno. Un fatto che rende il quadro ancora più preoccupante.

Di contro, a tamponare parzialmente questa imbarazzante nomina, c'è il fatto che gli USA si sono detti disponibili a condividere il governo della Rete, e in particolare il controllo sull'assegnazione dei nomi e dei domini. È proprio una delle cose chieste recentemente dall'Unione Europea.

"Il Dipartimento del Commercio Usa ha diffuso una dichiarazione con cui si annuncia che entro il 2015 non intende avere più il ruolo centrale nella gestione di Icann, un'agenzia no profit che dal 1998 è il regolatore globale di Internet, responsabile della convalida nomi dei domini", si legge infatti su La Stampa.

Si tratta di un piccolo passo, certo, ma pur sempre di un miglioramento. Non resta che sperare in un futuro nel quale l'informazione sarà sempre libera e indipendente, e i governi avranno trovato un modo di gestire la sicurezza senza mettere a rischio proprio quei principi che rendono una parte del mondo migliore dell'altra. Insomma, si spera che la sicurezza, un giorno, non sia più la scusa per costruire un sistema di controllo orwelliano.