Studenti italiani cyberdipendenti: 240mila malati di Web

L'associazione ONLUS Peter Pan ha stimato che in Italia vi sono circa 240mila studenti dipendenti da Internet. Giovani che spendono più di 3 ore al giorno online. I casi estremi rientrano nella sindrome di Hikikomori.

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a cura di Dario D'Elia

Gli studenti italiani cyberdipendenti sono almeno 240mila secondo le stime dell'associazione Peter Pan, impegnata nella tutela dell'infanzia e nella lotta alla pedopornografia. Il dato è impressionante per Donatella Marazziti, professore associato di psichiatria all'Università degli Studi di Pisa. "Abbiamo presentato al direttore generale del ministero della Pubblica Istruzione il progetto di prevenzione sulla dipendenza da Internet, redatto in concomitanza con gli eventi promossi dalla Presidenza della Camera dei deputati", riferisce la nota congiunta.

Si parla infatti di ragazzi di età compresa tra gli 11 ed i 16 anni, capaci di passare più di 3 ore al giorno di fronte al PC. L'estremizzazione si ha nella sindrome di Hikikomori. "Il bambino o adolescente frequenta la scuola con un profitto sufficiente e poi viene completamente assorbito dalla realtà parallela, non ha amici, se non la Playstation o il computer, e passa dieci-dodici ore quotidianamente in una dimensione virtuale", prosegue il comunicato.

L'estremo si ha nella sindrome Hikikomori

"Purtroppo di questo i partiti italiani sembrano non preoccuparsi ed è un limite evidente, giacché la realtà sociale è fatta anche e soprattutto di queste problematiche".

Il dato risulta ancora più allarmante se si considera, sempre secondo i dati dell'associazione Peter Pan Onlus, che "ogni giorno (in tutto il mondo) 4 milioni di bambini ricevono proposte sessuali su Internet".

"Tra i 45 milioni di bambini e adolescenti compresi nella fascia di età fra gli 8 ed i 15 anni che ogni giorno vanno su Internet, un decimo riceve profferte di tipo sessuale da parte di adulti: è un dato sconvolgente rispetto al quale c'è bisogno di una cooperazione internazionale seria che copra tutto il territorio virtuale", si legge nel comunicato ufficiale.

Ora, è evidente che cyperdipendenza e adescamento digitale non hanno nulla in comune. Bisogna però rilevare che in questi anni, sopratutto con l'avvento dei social network, si è fatto troppo poco per proteggere i minori. Mancano le campagne di sensibilizzazione a questi problemi, regole più stringenti per la salvaguardia della privacy e sopratutto sistemi di parental control adeguati.

E poi detta tutta: un bambino è maggiormente al sicuro con o senza uno smartphone tra le mani?