Su Marte si scatenarono tsunami con onde di 50 metri

Un gruppo di ricercatori ha trovato le prove dell'esistenza di oceani su Marte: ci sono tracce di giganteschi tsunami.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Ieri abbiamo ricordato che uno dei più grandi misteri di Marte è l'esistenza passata di oceani. Quasi in contemporanea è stata pubblicata una ricerca su Scientific Reports da cui emerge che miliardi di anni fa potrebbero essersi scatenati potenti tsunami sul Pianeta Rosso. Secondo gli scienziati responsabili dello studio sarebbe la prova che su Marte ci furono oceani, che avrebbero potuto persino ospitare la vita. I ricercatori aggiungono inoltre che le onde, alte circa 50 metri, potrebbero essere state create dall'impatto di meteoriti giganti.

mars tsunami graphic

Dopo le RSL (Recurring Slope Lineae, strisce scure che segnano i pendii montuosi) ecco un'altra prova del fatto che Marte non sarebbe sempre stato un pianeta freddo e secco. Il dibattito è tutt'altro che chiuso, ma godiamoci la novità di queste ore: stando a nuove immagini termiche delle pianure settentrionali di Marte, ci sono dei segni che gli scienziati hanno ricondotto a "cicatrici" lasciate da due tsunami giganteschi verificatisi circa 3,4 miliardi di anni fa. L'ipotesi era già circolata una decina di anni fa e nel 2014 ci fu persino un calcolo sull'altezza e la velocità delle onde. Quello che mancava a supporto della tesi erano le prove.

Alberto Fairén, scienziato planetario presso il Centro di Astrobiologia di Madrid e la Cornell University di New York, e co-autore dello studio, ha spiegato che il lavoro del suo gruppo "fornisce la prova definitiva della presenza di grandi oceani su Marte".

In particolare gli scienziati hanno esaminato anomalie su quelli che reputano antichi litorali marziani e hanno scoperto modifiche di intere sezioni di queste coste. Si tratta di lobi più scuri, "formati da depositi di sedimenti" ha detto Fairén. Formazioni enormi, che raggiungono centinaia di chilometri di lunghezza e larghezza, simili a quelle più piccole che vengono avvistate sulla Terra a seguito degli tsunami.

mars tsunami evidence

Secondo i ricercatori i segni su Marte sono compatibili con due tsunami giganteschi: uno più vecchio che avrebbe inondato un'area di circa 800.000 chilometri quadrati, e uno più giovane che avrebbe sommerso un'area di circa 1 milione di km quadrati.

Il più datato avrebbe avuto potenza sufficiente per trascinare massi grandi fino a 10 metri, e quando l'acqua si è ritirata, il materiale trasportato avrebbe scolpito numerosi canali con larghezza fino a 200 metri e lunghezza fino a 20 km.

Nel periodo intercorso fra i due eventi citati  il clima marziano si sarebbe raffreddato sensibilmente: la prova è che i lobi del secondo tsunami mostrano segni della presenza di ghiaccio. "Questi lobi si sarebbero congelati sulla terraferma, e il ghiaccio non è mai rifluito verso l'oceano, il che implica che l'oceano stesso fosse almeno parzialmente congelato in quel momento" ha proseguito Fairén.

Cos'ha causato questi due tsunami? Gli scienziati reputano che la responsabilità sia di due grossi meteoriti, che stando ai calcoli avrebbero generato crateri da impatto di circa 30 km di larghezza e innescato tsunami con onde alte mediamente 50 metri. Stando alle informazioni collezionate finora si stima che all'epoca che si sta considerando (3,4 miliardi di anni fa) impatti di questa portata avvenissero in media ogni 30 milioni di anni.

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Questo scenario dovrebbe quindi farci credere che ci fossero spiagge su Marte? Non proprio, se quelli che vi vengono in mente sono i litorali californiani. "Piuttosto dovremmo pensare al litorale dei Grandi Laghi nel periodo invernale" ha detto Fairén.

Questo suffraga l'ipotesi che l'acqua allo stato liquido abbia potuto sostenere la vita: "le acque fredde e salate possono offrire un rifugio per la vita negli ambienti estremi, proprio perché il sale aiuta a mantenere l'acqua allo stato liquido" prosegue Fairén, che aggiunge: "se è esistita vita su Marte, i lobi ghiacciati che abbiamo trovato sono ottimi candidati per la ricerca di tracce".

Il passo successivo della ricerca è verificare che uno o più tsunami abbiano staccato iceberg dalle coste portandoli alla deriva nelle acque costiere. Per questa ipotesi ci sono già "alcune prove preliminari", quindi restate sintonizzati.