Sviluppo broadband UE, solo con la cooperazione

Deutsche Telekom, France Telecom, Telefonica e Telecom Italia chiedono aiuto alla UE

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a cura di Dario D'Elia

L'Unione Europea vuole dare la scossa al mercato broadband. In momenti di ristrettezze economiche l'unica soluzione sembra essere quella della cooperazione. I vecchi incumbent – ex-monopolisti – sostengono infatti che l'attuale modello di business non sia compatibile con le esigenze di sviluppo della rete in fibra. Deutsche Telekom, France Telecom, Telefonica e Telecom Italia hanno ribadito che lasciare al regolatore il potere di decidere i prezzi di accesso alla rete broadband non sia più sostenibile.

Insomma, per racimolare quei 300 miliardi di euro necessari alle reti broadband europee bisogna condividere i rischi d'impresa. "A questo scopo devono essere autorizzati diversi accordi di cooperazione tra investitori e parti che richiedono invece l'accesso per diversificare il rischio dell'investimento e garantire allo stesso tempo che la struttura competitiva del mercato e i principi di non-discriminazione vengano mantenuti", si legge nella bozza TLC discussa presso la UE.

"In questo contesto, si invita la Commissione a sviluppare una strategia sulla banda larga europea entro fine 2009, in cooperazione con gli azionisti".

A mio parere la proposta è interessante. Il problema è che in Italia il mercato TLC non è sufficientemente maturo sotto il punto di vista delle regole e della competizione. Un eventuale accordo con le istituzioni per regolamentare i costi e le condizioni di accesso alla Rete potrebbe rischiare di favorire troppo l'incumbent e le lobby filo-governative.