Tassa anche sulla sigaretta elettronica per fare cassa

Il deputato Alberto Giorgetti del PdL e il senatore Ugo Sposetti del PD hanno proposto un emendamento relativo alle sigarette elettroniche. L'obiettivo è regolamentare il settore ma anche recuperare le perdite erariali del tabacco.

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a cura di Dario D'Elia

La sigaretta elettronica rischia di essere tassata dallo Stato come quelle realizzate con il tabacco. Ieri il deputato Alberto Giorgetti del PdL e il senatore Ugo Sposetti del PD hanno annunciato, durante la manifestazione della Federazione italiana tabaccai, un emendamento congiunto sulla regolamentazione delle sigarette elettroniche.

La questione è finita sotto lo sguardo attento della politica per due motivi. Il primo riguarda la perdita di "un miliardo di euro di accise sul tabacco nel 2013", come ha denunciato il segretario della Federazione italiana tabaccai Giovanni Risso.

Sigaretta elettronica

Le casse dello Stato in pratica non possono rinunciare ai ricavi generati dal tabacco per colpa dei neo-fumatori elettronici. Ecco il motivo per cui i due solerti politici hanno pensato bene di inventarsi l'accisa non più applicata sul solo tabacco ma su tutti i prodotti a base di nicotina.

Il testo di legge infatti "vuole regolamentare il settore dei prodotti atti a sostituire i prodotti da fumo che oggi vengono immessi sul mercato in totale assenza di chiare disposizioni" anche per evitare "un depauperamento delle entrate erariali".

Il secondo motivo per cui si sta alimentando tutto questo fervore si deve anche alle preoccupazioni dei tabaccai. Sembra che siano diventati i nuovi paladini dell'erario e della salute pubblica. "C'è un fortissimo calo dei consumi dovuto a contrabbando, contraffazione e diffusione della sigaretta elettronica", ha spiegato il segretario Risso.

Ecco quindi la proposta di Giorgetti e Sposetti di consentire la vendita delle sigarette elettroniche (con nicotina) solo ed esclusivamente alle rivendite autorizzate, ovvero le tabaccherie. Tutti i nuovi franchising potranno vendere solo i "i prodotti privi di nicotina e i dispostivi per l'inalazione". Praticamente fallimento assicurato.

La tabaccheria

"Abbiamo perso diversi clienti, non credo che abbiano smesso di fumare ma che si rivolgano a canali illegali, con danno per la salute e l'erario, è necessario vigilare, anche cambiando la direttiva europea sui pacchetti generici che facilita i falsari", ha aggiunto Risso.

E così mentre si attende ancora un parere definitivo da parte del Consiglio Superiore di Sanità iniziano le prime manovre per recuperare l'accisa perduta. La strada però non sembra così semplice anche perché l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato ha competenza sui "tabacchi lavorati" non sugli estratti chimici a base di nicotina.

In secondo luogo è vero che l'erario rischia un ammanco di 1 miliardo di euro ma qual è il costo sanitario per curare gli effetti del fumo? Sempre che effettivamente le sigarette elettroniche si dimostrino meno nocive.

Una strategia maggiormente equilibrata dovrebbe basarsi sul parere del Consiglio Superiore di Sanità. Dopodiché l'opinione della lobby dei tabaccai forse dovrebbe essere secondaria, rispetto all'intera vicenda. Ingiusta anche la discriminazione nei confronti delle nuove catene di negozi che vendono articoli da fumo elettronico. Basterebbe stabilire una certificazione per i prodotti venduti (e si ritorna alla Sanità) e magari una policy da rispettare. Regolamentare è una cosa favorire i "monopoli" è un'altra cosa.