Telecom dice no alla fibra nelle case: ricetta Gpon

Oscar Cicchetti, direttore Technology & Operations di Telecom Italia, ha svelato la strategia Telecom per i prossimi anni. Si punta su Gpon (Gigabit passive optical network) e non l'architettura point-to-point: scordiamoci la fibra nelle case.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia punta tutto sulla tecnologia Gpon, che aggrega le fibre alla centralina e quindi non arriva direttamente nelle case. Oscar Cicchetti, direttore Technology & Operations di Telecom Italia, in una recente intervista al Corriere delle Comunicazioni ha fatto il quadro della situazione.

"Il 90/95% sarà con tecnologia Gpon (Gigabit passive optical network, NdR), che aggrega le fibre alla centralina, ed il 5/10% con tecnologia point-to-point con una fibra dedicata a ciascun cliente. Il P2P sarà al servizio di clienti business e del collegamento dei nodi della rete mobile", ha confermato il dirigente. L'indicazione di massima è che questa soluzione sia in grado di supportare ogni tipo di servizio di nuova generazione: dal broadcasting alla web-tv personalizzata e interattiva fino al cloud computing (Alcatel Lucent, la banda larga a 10 Gbps in casa).

Fibra diagramma - clicca per ingrandire

"Nella rete italiana garantisce una velocità media fra 25 e 50 megabit/s. Useremo un po' tutte le tecnologie a seconda delle situazioni e del mercato. Ad esempio l'FTTB, il fiber-to-the building, la fibra sino alle cantine degli edifici: consente velocità fra i 50 e i 100 mega ed è adatto in tutte le situazioni in cui non si riesce a realizzare i nuovi cablaggi interni (penso agli edifici vincolati per esempio). Con l'FTTH, la fibra sino agli appartamenti, arriveremo a 100 megabit/s", ha aggiunto Cicchetti.

Le critiche a questa strategia nel tempo non sono mancate, anche perché la tecnologia point-to-point non solo è più performante ma anche più adeguata rispetto alle esigenze future. Telecom però difende strenuamente l'architettura Gpon "perché è quella che richiede minori investimenti, ha costi di gestione più bassi ed è a prova di futuro per le sue prestazioni attuali e prospettiche".

Difficile dare una risposta definitiva alla questione; certo è che al momento attuale il Gpon complica le possibilità di unbundling. Anche se si prevede una piccola percentuale point-to-point non bisogna farsi illusioni.

"La differenza di investimenti necessari può arrivare al 70%. Il point-to-point, poi, ci obbliga a mantenere il permutatore ottico, perpetuando la polverizzazione delle 10.500 centrali e obbligandoci a costi di gestione superiori del 50%. È vero, il point-to-point abbisogna di meno manodopera, ma consuma 10 volte più energia. Meno posti di lavoro, più inquinamento: è l'equazione del point-to-point. Conviene al Paese? Ripeto, il Gpon richiede minori investimenti, costa meno, consente di realizzare reti aperte, ha prestazioni totalmente idonee a soddisfare la domanda di banda attuale e futura. Pensi che con le tecnologie WDMPon si renderà disponibile una lambda per cliente che significa molto più di un gigabit/s", ha confermato Cicchetti al giornalista.

(Fonte: Corriere delle Comunicazioni)