Telecom fa pagare le interconnessioni: provider in rivolta

Telecom Italia sta attuando da qualche settimana il depeering.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia ha deciso di far pagare le interconnessioni con i piccoli provider italiani, condizionando in negativo non solo le prestazioni dei servizi di accesso dei consumatori ma anche il mercato. Questa è la denuncia di ieri dell'AIIP (Associazione Italiana Internet Provider).

"Telecom Italia ha chiuso le interconnessioni con i provider italiani, sovvertendo accordi Antitrust che vigevano dal 1996 e che reggevano il buon funzionamento della rete Internet italiana", ha sottolineato l'associazione in una nota. "AIIP denuncia oggi questa decisione unilaterale di Telecom, destinata a danneggiare il funzionamento di Internet: la qualità della navigazione peggiorerà, a causa di percorsi più lunghi e quindi più lenti".

la rete italiana

In pratica la questione riguarda i cosiddetti NPA (Network Access Point), i luoghi di interscambio dati fra gli Internet Service Provider. Qui, dove convergono le reti fisiche, avviene il cosiddetto peering. In Italia ce ne sono 2 a Milano, e uno a Torino, Udine, Padova, Roma, Firenze e Bari. Effettuare un "depeering" vuol dire chiudere gli accessi, o comunque obbligare al pagamento di un plus.

Tutto pare essere iniziato due settimane fa con la chiusura di oltre 20 peer da parte del MiX (Milan Internet Exchange) su ordine di Telecom. "In sostanza tutti gli operatori che aderiscono ai centri di scambio dati pagano una quota di aderenza al centro dati e poi fanno peering gratuitamente (scambio dati) tra provider dando grande sfogo alle intercomunicazioni tra vari ISP", ha confermato Mirco Stoppa, sistemista di WISP Wolnet, un piccolo provider che opera soprattutto su Verona e Padova.

Interconnessioni a pagamento

"Grazie a questa scelta chi non paga per fare peering con Telecom Italia si ritroverà a fare scambio dati passando sull'internazionale. Noi per esempio passiamo per la Francia tramite Hurricane Electric".

Secondo l'AIIP si rischia un innalzamento di latenze e una velocità di trasferimento meno costante: in pratica "una pessima scelta che non fa che peggiorare la situazione italiana ulteriormente". In verità la pratica del depeering si sta diffondendo anche nel resto d'Europa, e non è un caso che l'Antitrust UE voglia vederci chiaro.

La settimana scorsa Deutsche Telekom, Orange e Telefonica sono state oggetto di un'ispezione riguardante le politiche commerciali applicate all'interconnessione. Il tutto a seguito di una denuncia da parte del provider statunitense Cogent. I commissari antitrust non hanno ancora mosso accuse ufficiali ma si presume che questo tipo di comportamenti possano rientrare nell'ambito delle pratiche commerciali scorrette. Allo stesso tempo potrebbe configurarsi una violazione delle policy sulla neutralità della rete.

Si tratta di una fase esplorativa dove nulla è certo. La stessa Telecom Italia, che non è stata toccata in alcun modo dall'indagine antitrust, sostiene che il depeering rientra in una strategia di più ampio respiro per rendere più efficienti le interconnessioni. "Vogliamo creare una piattaforma collaborativa con tutti gli attori – compresi gli over the top (come ad esempio Google, NdR) – per offrire ai clienti servizi e contenuti a qualità garantita", ha spiegato Alessandro Talotta, il responsabile degli affari regolamentari di TI a Radio 24.

"L'attuale modello, che comprendeva anche il peering gratuito, è un colabrodo di interconnessioni che non garantisce un effettivo passo in avanti dell'esperienza utente su Internet. Anche le connessioni in fibra ottica Vdsl2 che stiamo offrendo non permettono di accedere a certi contenuti, come Youtube, con una qualità nettamente migliore rispetto all'ADSL". Insomma, l'obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare le prestazioni delle interconnessioni tra content provider e service provider.

Stoppa di Wolnet sostiene che numerosi clienti abbiano riscontrato un drastico aumento delle latenze. In alcuni casi da circa 20-25 ms a 110-180ms con conseguente riduzione delle prestazioni in accesso a siti e servizi online. Pobabilmente in futuro saranno costretti ad aderire alle offerte a pagamento di Telecom Italia oppure intraprendere qualche tipo di azione con le associazioni di categoria.

Quella che per alcuni è considerata una svolta negativa, però, per altri pare un'opportunità. Ad esempio il provider Internet One, che ha sede Varese, si dice quasi contento di questa iniziativa. "La questione di fondo è che Telecom Italia è a corto di banda, quindi cerca di sfruttare al meglio quello che ha", ci ha confidato l'AD Marco Bellini. "Noi da tempo ci affidiamo a servizi stranieri come Level 3 e Cogent. In Italia abbiamo un contratto con Telecom Italia Sparkle. E alla fine dei conti riusciamo a fornire prestazioni migliori ai nostri clienti".

Secondo Bellini ovviamente chi rischia di perderci di più da questa strategia Telecom è il MiX, che di fatto si ritrova con clienti che acquistano pacchetti di minor traffico.

AIIP comunque procede per la sua strada e chiede con che vengano immediatamente ripristinate le condizioni precedenti. "L'esistenza di un sistema pubblico di NAP in Italia rappresenta un valore, ed è necessaria per salvaguardare la neutralità e l'indipendenza della rete Internet: un bene comune da tutelare, poiché prezioso e strategicamente indispensabile", conclude l'associazione.