Telecom Italia aderisce al trust dei brevetti LTE

È nato il trust dei brevetti fondamentali dell'LTE. Più aziende TLC, fra cui Telecom Italia, Hewlett-Packard, AT&T, hanno deciso di puntare a una gestione delle licenze FRAND che possa eliminare il rischio di vertenze legali.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia, Hewlett-Packard, AT&T e altre grandi aziende del settore telecomunicazioni hanno dato vita a una sorta di consorzio per la gestione dei brevetti LTE. L'implementazione e la gestione delle reti 4G richiede una serie di tecnologie fondamentali dai cui non si può prescindere. Questo dettaglio è sostanziale in molti altri settori, come ad esempio quello video, dei tablet o degli smartphone, dove negli anni la cronaca giudiziaria si è concentrata spesso su denunce e contro-denunce per violazioni di brevetto. I FRAND (Reasonable and non-discriminatory licensing), ovvero quei pacchetti licenziatari che sottendono a tecnologie chiave, sono infatti protagonisti sia nei processi Samsung-Apple che in quello Motorola-Microsoft.

LTE

Decidere di condividere le licenze stabilendo un una sorta di listino forfettario dovrebbe ridurre i rischi di querelle legali. Ancor di più se è della partita una società come Via Licensing, detentrice secondo gli esperti di un cospicuo pacchetto di brevetti LTE. L'elenco degli aderenti al progetto al momento comprende AT&T, Hewlett-Packard, Clearwire, Telecom Italia, Telefonica, KDDI, NTT, SK Telecom, ZTE e DirecTV DTV.

Come hanno fatto notare più osservatori mancano le grandi firme come Apple, Samsung e Google ma forse è solo questione di tempo. "Ci aspettiamo l'ingresso di altre aziende a breve termine", ha confermato Roger Ross, presidente di Via Licensing. D'altronde anche i consorzi WiMAx e MPEG partirono in sordina per poi recuperare terreno. Ma non esiste una regola per questo genere di partnership.

"Storicamente i trust di brevetti sono stati un modo molto efficiente per razionalizzare le esigenze licenziatarie legate alle tecnologie emergenti", ha commentato John Amster, amministratore delegato della società di proprietà intellettuale RPX. "Ma hanno avuto successo solo quelli dove hanno partecipato fin dall'inizio le società chiave".