Telecom Italia pensa allo scorporo della rete dai servizi

"Ipotesi di costituzione di un operatore di accesso wholesale su rete fissa" è un documento sul tavolo della dirigenza di Telecom Italia. Si tratta di una strada percorribile, secondo il presidente Bernabè. A patto che lo Stato entri nel capitale della nuova società e che cambi il quadro regolatorio.

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a cura di Dario D'Elia

In Telecom Italia lo scorporo della rete dai servizi non è più considerato come un'eresia. Il Sole 24 Ore stamani ha svelato un documento, denominato non a caso "Ipotesi di costituzione di un operatore di accesso wholesale su rete fissa", che confermerebbe il dibattito interno all'azienda.

"Non si tratta di un progetto, bensì di uno dei tanti studi che facciamo per individuare le soluzioni migliori per accrescere il valore di Telecom", ha risposto sulla questione il presidente esecutivo Bernabè. 

Sarà anche così ma vi sono tante piccole coincidenze che oggi, più di ieri, lasciano intendere che si tratti di una strada percorribile. Innanzitutto l'asset della rete è valutato circa 15 miliardi di euro, e con un 2011 chiuso in saldo negativo a quota 4,72 miliardi e un debito lordo di circa 39 miliardi di euro è lecito credere nell'attendibilità del piano di azione. Non meno importante il fatto che a maggio scadono le poltrone AGCOM e il Governo tecnico sembra essere diventato un interlocutore disponibile al confronto. Infine, c'è questa realtà emergente che si chiama Metroweb: ha un progetto ambizioso, e portare la fibra ottica direttamente nelle case sarebbe davvero un gran colpo nelle aree ad alta redditività.

Tre le strade percorribili, almeno stando al documento: conferimento del ramo di azienda, scissione proporzionale o cessione del ramo d'azienda. Nel primo caso si parla semplicemente della creazione di una nuova società controllata al 100% da Telecom. Nel secondo si uno spin off con lo stesso azionariato Telecom. E nel terzo infine la reale cessione della rete con una partecipazione Telecom presumibilmente non di maggioranza. 

Dossier scoperto

Ovviamente l'ultima opzione sarebbe quella più allettante per chi da anni spinge per lo scorporo: lo Stato (o meglio il Tesoro) però sarebbe chiamato a entrare con la Cassa Depositi e Prestiti presieduta da Franco Bassanini (già presidente della holding di Metroweb, F2i). La cosiddetta ri-nazionalizzazione della rete costerebbe secondo le stime (di mercato) circa 4 miliardi di euro, ma metterebbe le ali allo sviluppo della NGN. Insomma, potrebbe costituirsi una società con azionariato di maggioranza statale che potrebbe prevedere anche la partecipazione degli altri operatori TLC, gruppi bancari, etc.

Cosa manca allora? Secondo Bernabè fondamentalmente un contesto regolatorio più favorevole. "È un'ipotesi che possiamo prendere in considerazione. Ma oggi non ce ne sono le condizioni e manca inoltre l'interlocutore principale che è l'Authority, i cui organi verranno rinnovati a maggio", ha ribadito il presidente.

"Quello che non possiamo accettare sono i condomini che creano ingovernabilità perché non si sa di chi è la responsabilità. Teniamo presente che il problema vero in Italia è che non si usa la rete come altrove. Faccio un esempio: noi abbiamo un'offerta da 20 mega in grado di raggiungere il 60% della popolazione, che vorrebbe dire 12 milioni di clienti. Lo sa invece quanti sono i fruitori del servizio? Meno di 400mila".