Telecom Italia porta a casa l'aumento di Stato

L'Agcom ha dato il via libera all'aumento del canone di unbundling applicato ai concorrenti di Telecom Italia

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia alla fine ha ottenuto il via libero all'aumento del canone di unbundling. "Con una decisione arrivata ieri a tarda sera", come riferisce il Corriere della Sera, l’Authority per le Comunicazioni ha consentito l'aumento del prezzo all'ingrosso che l'ex monopolista fa pagare ai concorrenti per l'affitto delle proprie linee. La decorrenza inoltre è stata stabilita per il primo gennaio scorso.

"…il canone di noleggio della linea telefonica è stato incrementato di 0,85 euro a 8,48 euro al mese, meno della metà dell'aumento richiesto da Telecom (1,75 euro/mese) e inferiore ai 91 centesimi al mese proposti inizialmente dalla stessa Agcom", si legge nella nota dell'Authority.

In contemporanea è stata decisa una riduzione del canone di accesso ADSL, che passa dagli attuali 9 euro al mese a 8,5 euro al mese, e ulteriori tagli dei contributi una tantum.

La concorrenza Telecom ha reagito malamente, ribadendo "netta contrarietà" alla decisione dell'Agcom. Per Fastweb, Vodafone, Tele2, Wind e BT l'Authority "ha modificato la policy che aveva contraddistinto negli ultimi anni, peraltro con successo, il suo intervento volto all'apertura alla concorrenza del mercato della telefonia fissa".

"L'incremento dei costi deciso rende non più conveniente il ricorso all'unbundling ed interrompe quindi i programmi di investimento degli operatori alternativi nelle aree del Paese ad oggi ancora non coperte direttamente", si legge nel comunicato congiunto degli operatori. A loro parere questo incremento "comporta un prospettico e forte arretramento del livello della concorrenza, innalza indebitamente i costi degli operatori concorrenti di Telecom Italia favorendo la creazione di ingiustificati margini di profitto per l'operatore ex-monopolista, disincentiva gli investimenti nella rete di nuova generazione da parte della stessa Telecom Italia e riduce significativamente le risorse a disposizione degli operatori alternativi per investimenti nella rete".

Da rilevare inoltre lo scontento per aver deciso di procedere con decorrenza primo gennaio, invece che marzo – come annunciato in precedenza.

"Pregiudica per gli operatori, che pagano il canone a Telecom Italia, la possibilità di ripetere sui propri prezzi retail l'incremento subito, creando (...) un evidente ed oggettivo danno", conclude la nota congiunta.