Telecom Italia: scorporo della rete ma a modo nostro

Telecom Italia deciderà entro fine anno se procedere con lo scorporo della rete dai servizi. L'asset è valutato tra i 9 e i 15 miliardi di euro. Restano tanti nodi da risolvere fra cui il futuro peso di Telecom nel board.

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a cura di Dario D'Elia

Lo scorporo di Telecom Italia è a un bivio: entro dicembre il consiglio di amministrazione dovrà decidere se separare la rete dai servizi, oppure mantenere lo status quo. Il presidente esecutivo Franco Bernabè fra tre settimane dovrebbe redigere il primo rapporto interno riguardante le trattative con la Cassa Depositi e Presiti, potenziale co-protagonista dell'operazione.

Il recinto del dibattito comunque è determinato da una serie di variabili che si definiranno nel tempo. La prima riguarda il valore del network, che consentirà di stabilire le partecipazioni della NewCo. Il mercato stima 12 miliardi di euro, Telecom Italia punta a 15 miliardi, il Fondo F2i contratta per 9 miliardi. Dopodiché Bernabè ha già ribadito più volte che non si fa nulla senza un contesto regolamentare favorevole. Tradotto in parole semplici vuol dire che con lo scorporo ci si aspetta la scomparsa di tutti quei paletti AGCOM che fino a oggi hanno limitato il raggio d'azione dell'azienda. In verità si sta parlando di limitazioni che avrebbero dovuto favorire la concorrenza.

La favola dello scorporo

In ogni caso la richiesta del presidente Telecom fa sorridere. Domanda di sciogliere ogni catena con l'intenzione però di rimanere saldamente al comando della NewCo. Come a dire che si fa lo scorporo della rete, l'incumbent detiene il 60/70% delle azioni, gli altri soci il resto, e poi in CDA il timone rimane nelle mani del solito skipper.

In Italia bisogna sempre inventarsi vie creative quando in verità il percorso è già stato tracciato da altri. Nel Regno Unito hanno risolto tutto nel 2005 quando il garante TLC (OFCOM) ha di fatto obbligato British Telecom a creare una sussidiaria (Openreach) per la gestione equa delle infrastrutture di rete. Laggiù il board è indipendente, e se sgarra OFCOM arriva con la mannaia.

E così a distanza di 7 anni di liberalizzazioni nelle telecomunicazioni nel penisolotto italico stiamo ancora parlando di scorporo. Beh, oggi l'Europa ha posto dei traguardi, il vento politico è cambiato e i conti Telecom traballano meno di ieri ma traballano. E poi detta tutta quando il mercato broadband è detenuto ancora per il 54,1% dall'ex-monopolista - contro una media europea del 43,3% - è evidente che per giustificarsi bisogna arrampicarsi sugli specchi.

Infine ogni calcolo sul destino del progetto dovrà confrontarsi con il problema del personale. Il passaggio dal rame alla fibra riduce progressivamente i tassi di rottura e i problemi di rete. Questo vuol dire che non c'è più bisogno di un esercito di tecnici. Che farne degli esuberi? Magari li spediscono nella NewCo e tanti saluti.