Telecom: newco per le antenne e patto LTE con Vodafone?

Telecom è oggetto di molte indiscrezioni: alcune verosimili altre improbabili.

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a cura di Dario D'Elia

Le 12mila antenne di TIM potrebbero diventare l'asset principale di una nuova società del gruppo Telecom Italia. Secondo Bloomberg la telco italiana starebbe valutando la possibilità di una riorganizzazione interna per agevolare eventuali cessioni future. Com'è risaputo il nuovo piano industriale dovrebbe portare alla suddivisione delle attività in quattro realtà societarie: rete, servizi business, servizi consumer e servizi alla clientela.

Le sole antenne mobili sono valutate tra i 500 milioni e il miliardo di euro. I potenziali interessati sono molti, ma è evidente che una mossa di questo genere potrebbe disincentivare nuovi soci. Telecom Italia spogliata delle sue infrastrutture non può che perdere valore. Ovviamente il problema di fondo è che da una parte bisogna affrontare il tema del debito, e dall'altra attirare nuovi azionisti di peso. Insomma, si prospettano equilibrismi.

Antenne

Nel weekend invece è esploso un piccolo giallo riguardante le antenne LTE e le politiche per il "network sharing con altri operatori". L'obiettivo è quello di ampliare la rete mobile 4G con una strategia di razionalizzazione e risparmio delle risorse.

L'ANSA sabato sosteneva che fosse stato siglato un accordo tra Telecom Italia e Vodafone per la condivisione delle antenne LTE nei centri abitati più piccoli (fino a 35mila abitanti), dove nel breve e medio termine non sarebbe prevista la copertura. Tutti gli operatori italiani effettivamente stanno portando avanti i rispettivi progetti di implementazione 4G ma le città coinvolte sono le principali per popolazione e importanza industriale.

Vodafone però è intervenuta immediatamente a smentire l'accordo. O meglio, ha specificato che "tali accordi sono diventati prassi comune ed ordinaria nell'industria delle telecomunicazioni nazionale ed internazionale". Come a dire che la competizione fra i due colossi continua e nulla è cambiato rispetto al passato. Quindi procederanno in maniera indipendente nelle grandi città e collaboreranno, come hanno sempre fatto, nelle aree a bassa redditività per ridurre l'impatto ambientale e i costi di circa il 50%.

Fonti vicine ai due operatori hanno confermato a Tom's Hardware che effettivamente non c'è stata alcuna novità sugli accordi. Si tratta dell'ennesima (presunta) indiscrezione che sembrerebbe puntare ad alimentare la confusione sul caso Telecom.

Alierta di Telefonica

Intanto Massimo Mucchetti, senatore del PD e presidente della commissione Industria di Palazzo Madama, ha spiegato al Corriere della Sera che le opzioni per salvare Telecom e l'Italia digitale sono due. "Anzitutto che Cesar Alierta (presidente di Telefonica, ndr) venga ad illustrare i suoi progetti al Parlamento e al governo, il quale dovrebbe subito completare la normativa sulla golden share a tutela delle risorse strategiche nazionali, comunicazioni comprese. In secondo luogo la Consob potrebbe constatare come Telco controlli Telecom dando seguito alle deliberazioni del precedente collegio presieduto da Lamberto Cardia", ha spiegato Mucchetti.

L'alternativa però potrebbe essere quella di confrontarsi con il mercato. "Sciolta Telco tutti sarebbero liberi e ci sarebbe una vera competizione, al termine della quale Telecom Italia potrebbe diventare una vera public company, basata in Italia e proiettata nel mondo". E per quanto riguarda il debito "la strada maestra resta quella di un aumento di capitale, da 5-6 miliardi".

"Gli azionisti hanno fatto i debiti, gli azionisti provvedano. Il presidente Franco Bernabè deve scegliere: o servire Telco o servire l’impresa proponendo al consiglio l’aumento di capitale, e a prezzi accettabili dal mercato. Anche a costo di perdere la poltrona", ha concluso l'esponente del PD.