Telecom non comanda sulla fibra, parola di UE

Telecom non ha più nessun potere sulla rete in fibra nazionale: come British Telecom nel Regno Unito può essere costretta a condividere infrastrutture. Governo e Agcom troppo morbidi con la ritrosia dell'ex-monopolista.

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a cura di Dario D'Elia

Telecom Italia fa la preziosa sulla rete in fibra, ma non si è ancora capito per quale motivo le venga permesso. La dirigenza si esprime come se potesse ancora avere voce in capitolo sul destino digitale del paese, eppure la Commissione Europea continua a ribadire che gli ex-monopolisti sono obbligati a condividere le rispettive reti in fibra con gli altri operatori.

Prospettiva e dimensioni nelle TLC contano in misura diversa

Mentre in Italia ne facciamo ancora una questione di dibattito sostanziale, nel Regno Unito il regolatore britannico per le TLC (Ofcom) ha già messo in riga British Telecom
. Di fronte alla richiesta di procedere con l'unbundling della fibra si erano manifestate scuse (più o meno sensate) di ogni genere. 

Ebbene, Ofcom con il sostegno della Commissione Europea ha liberato il campo da ogni perplessità. British Telecom per i prossimi quattro anni dovrà concedere agli altri operatori l'accesso virtuale (virtual unbundlig) alla rete. Partire subito con la condivisione fisica dell'infrastruttura sarebbe stato troppo complesso.

Per di più Ofcom manterrà il diritto di decidere sulle tariffe di accesso, sensatamente bilanciate in relazione ai costi e non al mercato (ancora tutto da creare). British Telecom dovrà inoltre condividere pali del telefono e cavidotti per agevolare i concorrenti nelle operazioni.

A questo punto vorremmo comprendere che cosa intenda il viceministro con delega alle Comunicazioni Paolo Romani quando parla di "società delle infrastrutture di rete". Recentemente ha annunciato un incontro con Telecom, Vodafone, Fastweb e Wind per discutere sul tema della NGN.

"Proporremo di fare non una società della rete, ma una società delle infrastrutture di rete: ovvero mettere cavi doppi e fibra spenta, poi ognuno giocherà la sua partita", ha dichiarato Romani, intervenendo al convegno del Politecnico su Mobile content & Internet.

"Possiamo fare moral suasion, e quasi per certi versi obbligare i quattro operatori a mettersi intorno a uno stesso tavolo, anche perché, alla fine, la rete deve e può essere una sola".

Forse presso le sedi governative non sono pervenuti i comunicati della Commissione Europea o segnalazioni da parte dell'Agcom. È come se in Italia il tempo si fosse fermato a qualche anno fa: il settore telecomunicazioni non ha più bisogno di chiedere il parere di Telecom Italia.

"È ovvio che Telecom faccia resistenza, ma posso immaginare che con una proposta senza precondizioni, possa accettare di sedersi al tavolo", ha aggiunto Romani.

Fare resistenza? Sedersi al tavolo?

Telecom riceverà istruzioni sul da farsi; questo è il nuovo imperativo comunitario sulle telecomunicazioni. Informate il Governo e l'Agcom, e consigliate loro l'unbundling verso un altro operatore nazionale - quello attuale filtra le chiamate.