Telecom: perché 200 milioni a Metroweb e non a noi?

Il presidente Bernabè si domanda se sia opportuno favorire Metroweb contro Telecom Italia. ASATI rilancia con lo scorporo delle reti dei servizi. La politica intanto fa sentire la propria voce. Intanto c'è il timore che Telecom possa essere acquisita da stranieri.

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a cura di Dario D'Elia

Il monopolio di Telecom Italia sul destino delle reti digitali italiane scricchiola. La prima bordata è giunta dal Governo, con 200 milioni di euro puntati sul progetto Metroweb, la seconda dai mercati (-20% delle azioni nell'ultimo mese), e la terza infine dalla politica. Prevedibile quindi l'inizio della guerra per le reti. Ed è proprio di oggi la notizia che Metroweb starebbe per acquisire la rete in fibra di Genova di proprietà Saster Net - in linea per altro con il suo progetto nazionale.

"Mi chiedo se per lo Stato sia opportuno fare concorrenza all'operatore privato nelle aree dove è facile disinteressarsi delle aree difficili o se invece non sia meglio unire le risorse di Telecom e della Cassa Depositi e Prestiti per garantire a tutti un'infrastruttura essenziale", ha dichiarato ieri il presidente Bernabè al Corriere della Sera. Legittima infatti la posizione dell'incumbent, che si domanda per quale motivo si decida di favorire un progetto da 30 città invece che contrastare il digital divide. 

Bernabè in un'immagine non a fuoco (cit. "Deconstructing Harry)

"Nelle 30 città dove investirà Metroweb, Telecom c'è già. Sono le aree più evolute, dove vive il 20% della popolazione. Ma l'Italia ha pure 5 milioni di cittadini, 400mila aziende, 56 distretti industriali senza nemmeno l'ADSL: costa troppo per un operatore privato. Eppure con un incentivo inferiore al miliardo li si può portare almeno all'Adsl entro il 2014", ha aggiunto il presidente.

Insomma, perché preferire lo sviluppo in fibra di questa new-entry invece che, ad esempio, l'idea di una rete Telecom scorporata dai servizi, come propone ASATI - l'associazione dei piccoli azioni Telecom. "La nostra proposta è di una società delle reti unica, a maggioranza Telecom Italia (perché ha l'asset indispensabile che è il rame e le capacità tecniche necessarie) e in pochissimi anni (5-6) dare minimo 30 Mbit/s  (o 100 su richiesta del mercato) con le stesse risorse finanziarie individuate oggi dal Governo per la CDP, dare a tutta la popolazione Italiana e a tutte le aziende, senza discriminazioni di reddito, la possibilità di contribuire al Pil del Paese", scrive l'associazione.

A tutti gli effetti la proposta ASATI, per altro da tempo al vaglio della dirigenza, sembra piuttosto sensata ma non è chiaro per quale motivo fosse così osteggiata al tempo del Tavolo Romani. In ogni caso il problema di fondo è uno: il modello di sviluppo Telecom (basato su rame-fibra e vectoring) secondo gli esperti non agevola la libera competizione nel settore, mentre quello Metroweb si propone di rompere lo status quo.

I tombini Metroweb

''Proprio la ritrosia di Telecom nel volersi confrontare in pieno con il mercato, ricercando vantaggi regolamentari per conservare la propria posizione dominante, anziché investire e lasciar investire nell'innovazione della rete, ha finora confinato la diffusione della banda larga a sterili discussioni da convegno. Solo aprendo e creando un'offerta reale di mercato anche nelle telecomunicazioni si potrà essere in grado di portare modernità e servizi adeguati e competitivi'', ha dichiarato il capogruppo dei deputati di Fli, Benedetto Della Vedova.

"Appena vent'anni fa, all'epoca del monopolio della sua azienda, i cittadini italiani erano vittime di prezzi stellari: anche 500 lire - dell'epoca - al minuto per le chiamate su rete fissa sopra i 150 chilometri, più abbonamenti e altri gravami", ha rincarato il senatore del Pdl Lucio Malan. "Costava di meno chiamare Milano da Los Angeles che da Torino. Per non parlare delle chiamate da cellulare a tremila lire al minuto. Senza nuovi operatori saremmo ancora a quei livelli. Tutt'oggi nella telefonia fissa Telecom ha ancora una quota di mercato paragonabile alla somma del duo Rai-Mediaset, di cui si lamenta Bernabè. Nessuno rimpiange i tempi in cui l'utente fuori dai centri abitati era costretto a pagare somme enormi per avere la linea telefonica, anche se la linea c'era già". 

Ma c'è un altro pericolo all'orizzonte: quello delle scalate. "A questi prezzi di Borsa e con una cassa di nuovo cospicua Telecom può diventare un bersaglio goloso. Credo che il governo, nel rispetto dei mercati, debba preoccuparsi di Telecom e dello sviluppo delle telecomunicazioni così come di ogni altro settore strategico", ha concluso Bernabè.

Ed effettivamente c'è da preoccuparsi perché i titoli Telecom sono ai minimi degli ultimi 15 anni. Sotto del 20% nell'ultimo mese, quando il settore (UE) si è fermato mediamente sotto il 5%. Senza contare la possibile uscita dall'indice: oggi è atteso l'annuncio dell'uscita dall'indice Eurostoxx 50 delle bluechip europee, come riporta il Sole 24 Ore.

Come andrà a finire allora? Gli addetti ai lavori sostengono che si troverà un accordo. Solo che a questo giro sarà meno favorevole per l'incumbent rispetto al passato.