Telecom-Telefonica: Grillo dice no, Letta silente, e gli altri?

L'affare Telecom-Telefonica è diventato argomento politico.

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a cura di Dario D'Elia

L'affare Telecom Italia - Telefonica è l'argomento del giorno: tutti si sono espressi dal riguardo. Il più accesso contestatore dell'operazione è senza dubbio Beppe Grillo, con il Movimento 5 Stelle. "Italia perde un altro pezzo, Telecom Italia. Le telecomunicazioni diventano spagnole. Un disastro annunciato da un saccheggio continuato, pianificato e portato a termine con cinismo di quella che era tra le più potenti, innovative e floride società italiane", scrive Grillo sul suo blog.

La sua proposta è di intervenire per bloccare la vendita a Telefonica: il Governo dovrebbe acquisirne la quota di maggioranza dirottando "parte dei miliardi di euro destinati alla Tav in Val di Susa".

Telecom Italia a tutta birra

L'idea non è balzana, anche se difficilmente realizzabile. La stessa ASATI, l'associazione dei piccoli azionisti, ricorda come il momento di difficoltà (68 miliardi di debito) avuto da France Telecom nel 2003 sia stato superato con l'aiuto dello Stato (9 miliardi sui 15 di aumenti di capitale). Oggi lo Stato francese detiene il 27% di FT, di cui il 13.5% tramite il Fondo strategico e il 13.4% tramite l'Agence de Participations de l'Etat. Già, politica lungimirante, verrebbe da pensare. Ma da noi non solo i soci di Telco non vogliono cacciare un euro, c'è anche uno Stato alle prese con una voragine di debiti.

E infatti il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha preferito il silenzio, anche se c'è da credere che nelle prossime ore o giorni sarà chiamato in Parlamento a rispondere alle domande di tutte le forze politiche. Non ultimi i sindacati che denunciano rischi per almeno 16mila lavoratori. Il timore è che Telefonica possa replicare lo stesso modello di gestione lavorativa usato in Spagna, basato sull'esternalizzazione dei Call center e dell'Information Technology.

In verità poche ore prima dell'accordo l'AD Patuano aveva tentato di rassicurate tutti. "Non sono intenzionato a licenziare proprio nessuno [...] serve un modello sostenibile nel lungo termine, che favorisca gli investimenti e quindi regole stabili pro-competitive e pro-investimenti". Insomma, prima parte del discorso tranquillizzante; seconda parte sibillina.

Il presidente esecutivo Bernabè poi stamani, a cose fatte, ha strappato qualche sorriso. "Cambia l'assetto azionario di Telco e non di Telecom. Telecom non diventa spagnola, è solo Telco che ha avuto un riassetto azionario".