Tesla raccoglie i tuoi dati ma poi non te li concede

Arriva dalla Norvegia l'allarme sulle Tesla, che non rispettano le leggi europee sui dati personali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Le Tesla non sono auto tradizionali, nemmeno nel modo di possederle. L'azienda fondata da Elon Musk ha infatti introdotto il concetto di "car-as-service", imitato anche da altri come Renault (Renault elettrica: se non paghi te la bloccano via Internet). Il guidatore genera dati che finiscono nelle mani dell'azienda, ma egli stesso non vi può accedere.

Sottolinea la questione Espen Andersen, docente e consulente norvegese che qualche giorno fa è stato multato. Aveva parcheggiato la sua Tesla Modello S in un'area dove la sosta è consentita per un massimo di dieci minuti, e aveva pensato di usare i dati generati dall'auto stessa per dimostrare di non aver sostato più del tempo consentito. Ha chiamato Tesla Norvegia per avere i log della sua auto, ma l'azienda ha rifiutato di passargli i dati spiegando che può farlo dietro richiesta di un giudice.

Espen Andersen

"Ed è qui che diventa interessante", scrive Andersen sul suo blog, "e dove la multa ha smesso d'interessarmi e ho iniziato a curarmi dei principi". L'esperto fa notare che la Norvegia, come tutta l'Europa, obbliga le aziende alla massima trasparenza verso i propri utenti.

In altre parole Tesla - come anche Facebook, Google e altre - deve dirci cosa sa di noi, e riconoscerci anche il diritto di cancellare tutto. Il produttore di auto al momento non rispetta questa norma, forse limitandosi a quella statunitense, ma dovrà adeguarsi al più presto.

Andersen fa notare che Tesla non ha avuto il minimo problema a usare i dati del guidatore in almeno un'altra occasione: un giornalista aveva recensito negativamente la Model S, e lo stesso Elon Musk firmò il post in cui si pubblicavano i dati di guida del test - che dimostravano la fallacità dell'articolo pubblicato sul New York Times.

Tesla Model S

Tesla possiede i dati sull'auto e non ha paura di usarli, ma dovrebbe anche darli ai proprietari delle auto che ne fanno richiesta. Andersen fa notare che li si potrebbe obbligare legalmente, ma ci sono anche altre strade, forse migliori. Comunicare i dati in modo trasparente potrebbe essere anche una buona idea per il business di Musk, secondo Andersen. I proprietari potrebbero aver accesso ai log dal sito, e sviluppatori indipendenti potrebbero fare grandi cose se avessero a disposizione delle API.

Un buon consiglio, ma questa storia ci ricorda ancora una volta di come il concetto di proprietà stia cambiando - e quanto in fretta. Dai brani musicali alle auto, ogni giorno di più "comprare" è sempre meno un gesto che porta al possesso, e somiglia sempre più al noleggio.

Potrebbe anche andare bene, se non fosse che per la stragrande maggioranza delle persone questa situazione è del tutto sconosciuta, e chi compra un film o un'auto da quasi 100.000 euro, nella maggior parte dei casi è convinto di essere davvero il proprietario del bene che ha pagato. C'è un gran bisogno di fare chiarezza su questo tema, e possibilmente più in fretta di quanto ci voglia per caricare la batteria di una Model S.